dal: 23-09-2015 al: 19-10-2015
Terminato
Via Gaudenzio Ferrari, 11, 20123 Milano
Tel: 02 832 3156
Orari:

Lunedì, giovedì, venerdì h. 21.00 (riposo martedì).

Mercoledì, sabato h. 19.30.

Domenica h. 17.00.

Prezzi: 9 < 18 €

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SCHEDA SPETTACOLO: NON CORRERE AMLETO

Stagione 2015-2016
Di Francesca Garolla
Regia di Renzo Martinelli
Cast Elena Ghiaurov e Milutin Dapcevic
Una produzione Teatro i - Milano
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 2

Esistono tanti, infiniti modi per parlare, oggi, di Amleto. Francesca Garolla, in Non correre Amleto, sceglie uno dei più originali: non fa il resoconto della trama quanto del significato che vi si annida dietro. Un pensiero, che dissigilla un mondo, quello della perdita del tragico. Il metodo è quello già visto in altre produzioni del teatro i: scegliere una storia – in questo caso un ordinario incidente d’auto – e scomporla.

Presupposto stimabilissimo, che tanto sa di contemporaneo: moltiplicare gli echi, le voci, i punti di vista a evocazione di una narrazione – o verità, che dir si voglia – impossibile da rappresentare altrimenti. Il contesto, anche, è dei più incoraggianti: quell’universo borghese, una casa, un salotto, tanto caro a Martinelli, che in forza del messaggio viene dissacrato, rivelando le tensioni – sia pure intellettuali – che scorrono sotterranee, le vane pretese di ordinamento e messa in forma del mondo. Si fermano, tuttavia, qui le buone premesse di Non correre Amleto. Perché lo spettacolo scivola, presto, in un pantano di massime ed erudizioni fini a se stesse, dal quale fa fatica a districarsi.

A cominciare dal testo. Troppo ambizioso. Non si può parlare della morte senza farne sentire, proprio fisicamente, lo scandalo, scendendo nel dettaglio di una vita vissuta. Non si può descrivere l’assenza, semplicemente, dichiarandola, per giunta con parole roboanti, che pretendono di scardinare le viete concezioni del tempo, indagare il senso (o non senso) dell’essere, persino della morte – vera nella misura in cui essa è raccontata – con una fitta trama di slogan e/o frasi a effetto. Tantomeno la si può mettere in scena, come fa Martinelli, con compiaciuta pedanteria, costringendo i sia pur bravi attori a una prova fuori dalle righe, grottesca là dove non deve esserlo, gonfiando all’inverosimile le parole – già di per sé altisonanti – della Garolla. Perché il messaggio che passa è quello di un compiaciuto esercizio di stile, solipsistico e persino onanistico, cui manca il confronto con la realtà. Di cui certo il teatro, e men che mai il mondo, ferito – lui sì – dallo scandalo della morte, non ha bisogno.