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SCHEDA SPETTACOLO: Mephisto
Mephisto di Luca Micheletti è un viaggio nella seduzione del potere, nell’ambizione dell’arte, nella fame di successo in cui la speranza è bandita, l’abnegazione al trionfo narcisistico dell’io assoluta, la dis-umanità totale.
Intrecciando Mephisto di Kalus Mann, Faust di Goethe, Doctor Faustus di Thomas Mann e i molteplici riferimenti al teatro di Frank Wedekind e a Grosse Szene di Arthur Schnitzler, Micheletti – ideatore, drammaturgo e regista oltre che protagonista – racconta la parabola terribile e grottesca di Gustaf Gründgens, cognato di Klaus Mann, malato dell’ambizione dell’artista, e di Lotte, Federica Fracassi, che si presenta nel camerino dell’attore per chiedergli protezione e aiuto. L’intera vicenda vive di un contesto metateatrale ben reso dalle belle scene di Csaba Antal che offrono più di un motivo di stupore. Il camerino, cuccia e alcova di Mephisto, si contrappone alla visione dal palco di un teatro all’italiana, oppure quattro praticabili definiscono la stanza in cui l’attore pratica un sesso masochista con la sua Juliette (Lidia Carew), o ancora una scala sullo sfondo sembra richiamare certe prospettive architettoniche di Escher, in cui ci si muove ritrovandosi sempre nello stesso posto. C’è spazio anche per l’ingresso di un’auto d’epoca in questo Mephisto, che alla magniloquenza delle scene intreccia il riso beffardo di una comicità tragica.
In tutto ciò Luca Micheletti è sovrano e lo è, con forza e credibilità, anche Federica Fracassi che sa dare alla sua Lotte un’ambiguità e una forza che convincono, fanno sembrare Mephisto un povero illuso e trasformano il grande attore in una marionetta nelle mani di un potere tronfio, pervasivo e che non fa sconti, interpretato da Michele Nani. L’eccesso e l’istrionismo di Mephisto danno alla messinscena il dono di non stancare, di immergere lo spettatore in un itinerario nell’inferno di un attore che scende a patti col nazionalsocialismo e con il suo narciso patologico.