dal: 13-12-2016 al: 18-12-2016
Terminato
Via Rivoli, 6, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: MASCULU E FìAMMINA. Dialogo con la madre

Stagione 2016-2017
Di Saverio La Ruina
Regia di Saverio La Ruina
Cast Saverio La Ruina
Una produzione Scena Verticale
Recensione di: Maddalena Giovannelli Voto 3.5

Il teatro di Saverio La Ruina è un susseguirsi di immagini come olii su tela: interni familiari cupi ma vivi, volti lividi scavati dalla vita, sorrisi di umanità e dolore. Il narratore-protagonista, un “Peppino” del sud come tanti, si inserisce in quel quadro poco a poco, con reticenza, come se non desiderasse fino in fondo trasformarlo in un autoritratto.
Con Masculu e Fìammina La Ruina torna alla Calabria e a quel modus narrandi che lo ha reso uno dei nomi più noti della scena italiana: il racconto si compone di un dialetto dolceaspro, del lessico minimo delle cose di tutti i giorni, tutto, viene calato in quella quotidianità piccina e accogliente. Persino la morte. Così Peppino compra uno straccio per lucidare la foto della madre che prende polvere sulla tomba e, seduto al suo fianco, le concede un coming out postumo.
Maschio e femmina può del resto essere considerato una bussola che ha guidato tutta la ricerca teatrale di La Ruina: dopo aver incarnato con delicatezza più di una figura femminile, dopo aver esplorato i rapporti di forza tra i due sessi con Polvere, ora l’autore concede spazio alla difficoltà di riconoscersi nelle definizioni binarie, a quella sensazione di trovarsi in between. Come di consueto La Ruina si accosta ai suoi personaggi con amore, senza giudizio, portandone maieuticamente alla luce meschinità e grandezze. Gli spettatori si trovano così in una condizione di vicinanza quasi affettiva con il narratore, che presto si trasforma in empatia. I temi scelti dalla compagnia Scena Verticale sono sempre capitali, ma vengono osservati di scorcio, esplorati in minore e senza proclami, presi in esame in quanto manifestazioni dell’animo umano. Qui pare però di riscontrare una certa stanchezza nel procedere, e l’educazione sentimentale di Peppino rischia a tratti di assumere un andamento elencatorio: quasi la drammaturgia avesse assorbito al suo interno la pacatezza del suo protagonista, la monotonia dei suoi giorni vuoti, tra il ricordo del suo amore perduto e la cena da preparare per gli zii. Ma La Ruina regala al suo personaggio (e agli spettatori) tutto quello che ha a sua disposizione: generosità, mestiere, grazia, capacità di compatire, cioè di soffrire insieme a un altro essere umano.