Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.
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SCHEDA SPETTACOLO: LOUISE E RENÈE
Tutto ben confezionato. Come certi doni preziosi. Ma la sostanza? Cosa trasmette (cosa lascia) questo Louise e Renée, lunghissima tenitura del Piccolo firmata dal consulente artistico Stefano Massini? Poco. Pochino. E senza troppe sorprese. Che francamente le peripezie amorose ed esistenziali di due amiche di metà Ottocento in età da marito, non è che siano argomento di amplissimo interesse. Per anni compagne nello stesso collegio, una volta separatesi si aggiornano attraverso un serrato carteggio. In pratica via mail. E così si scopre che una si sposa presto, adeguandosi (più o meno) alla tranquillità borghese della provincia. Mentre l’altra rimane inquieta, affamata, ribelle. O qualcosa del genere. Tratto da Memorie di due giovani spose di Balzac, poco frequentato e non facile da reperire, è un raffinato duetto drammaturgico assemblato con gusto da Massini, che ha cercato di lavorare sull’emozione e il ritmo, in un impianto che però nasce statico, verboso. Cosa peraltro non così atipica ultimamente, che sembra quasi ci si sia dimenticati dell’azione scenica, che i personaggi dovrebbero agire oltre che declamare. Pazienza. Comunque brave Federica Fracassi e Isabella Ragonese, precise, amabili, complici. Vestono uguale e con le rosse chiome al vento si prestano al gioco di specchi. All’interpretazione che siano riflessi caleidoscopici di una stessa donna. Mentre i movimenti si fanno quasi coreografici, con lettere-separé che corrono in orizzontale fra le due, a rammentarci, didascaliche, l’origine epistolare dello scambio, in una tavolozza di colori che pare d’essere in una natura morta di Morandi. Ecco, una natura morta. Bellina. A modo. Che sta bene appesa nel salotto buono del teatro milanese. Ma che finisce quasi per confondersi con la tappezzeria. Progetto per abbonati. Forse si potrebbe osare un po’ di più. Meticoloso il lavoro alla regia di Sonia Bergamasco, pulita, geometrica. Ma nient’altro. D’altronde aggiungere un po’ di vivacità non era impresa facile.