ore 21 (domenica ore 18.30)
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C’è qualcosa di struggente in questo anomalo interno familiare. Dove madre e figlio siedono accanto. Necessari uno all’altra. Ma in realtà da tempo in galassie distanti. Mentre si alternano in monologhi gonfi di rabbia, povertà, dolore. Forse c’è stato un tempo in cui le cose andavano benino. Poi babbo è morto. E a lei è rimasta la disperazione. Al ragazzo la confusione di un’esistenza troppo complicata per la sua testa che perde colpi. Come già successo per il cecoviano Vania (con la sua compagnia Oyes), Stefano Cordella non ha paura delle riscritture. Anzi. Qui unendo due distinti lavori di Massimo Sgorbani: Angelo della gravità e Le cose sottili nell’aria. Idea coraggiosa.
Divenuta progetto vincitore del Fantasio 2015, ora prodotto da TrentoSpettacoli. Sono invece Cinzia Spanò e Francesco Errico a portare in scena questa vita bestia, senza speranze né consolazioni. Pronta a degenerare in un finale simbolico, che rimanda a topoi antichi.
Non c’è spazio per la spensieratezza, in questo mosaico drammaturgico che si sviluppa con inattesa naturalezza, pur pagando al suo interno qualche disomogeneità di stile. Ma è la parola (la sua bellezza) a reggere un lavoro privo di azione, dove il ritmo è segnato dai flash di un televisore acceso sul nulla. Un interno familiare, si diceva. Racchiuso dai fari a vista, neanche fosse un set cinematografico. Come ad accentuare una certa claustrofobia dell’anima. Le cicatrici sono una ragnatela d’odio e rassegnazione. Che la Spanò al solito suda fuori con intensità e precisione. Alta qualità. Ma sempre credibile anche Francesco Errico, vestito con la tuta più brutta del centro commerciale. Lo sguardo di chi non capisce. Pronto al prossimo frontale con la vita.