dal: 17-11-2017 al: 10-12-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO

Stagione 2017-2018
Di Oscar Wilde
Regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
Cast Camilla Violante Scheller, Cinzia Spanò, Elena Russo Arman, Giuseppe Lanino, Ida Marinelli, Luca Toracca, Nicola Stravalaci e Riccardo Buffonini
Una produzione Teatro Dell’Elfo
Recensione di: Fausto Malcovati Voto 0

Operazione Wilde all’Elfo: pienamente centrata. Due testi suoi, uno su di lui: vale la pena di vederli tutti e tre. Cominciamo dal primo, Il fantasma di Canterville, lettura di Ferdinando Bruni: grandiosa. Ferdinando è magnifico, al suo meglio. Ironico, garbato, beffardo, pungente, spassoso senza ridersi addosso, un po’ snob (non per niente racconta di un aristocratico castello inglese). Un’ora di puro piacere. C’erano, in prima la, due bimbi di cinque e sette anni: incantati, immobili, un po’ impauriti, molto divertiti, prova inconfutabile di gradimento assoluto.

Seconda tappa: Atti osceni (vedi la recensione pubblicata su Hystrio n. 4.2017, pag. 78), cronaca dei tre processi subiti da Oscar Wilde, accusato di omosessualità, perversione e, appunto, atti osceni in luogo pubblico. Un ottimo testo di Moisés Kaufman, ben costruito, con gli attori che escono ed entrano nei loro personaggi, ora narrando, ora interpretando, cambiando personaggi nella prima e nella seconda parte. Squarci di vita di Wilde, dove tutto si mescola, intelligenza, ironia, sfrontatezza, ambiguità, perversione, alternati a frammenti dei processi, dove trionfa la grottesca intolleranza dell’ambiente vittoriano contro cui si scaglia l’accusato. Ferdinando Bruni e Francesco Frongia sono i registi: grazie a loro lo spettacolo ha un ritmo incalzante, un’intensa presa sul pubblico. Giovanni Franzoni è Oscar, Riccardo Buffonini è il giovane amante Bosie: sensibile, intelligente, spregiudicato il primo, disinvolto, cinico, fatuo il secondo. Due belle prove d’attore. Così come ottimi sono Nicola Stravalaci, Ciro Masella e i giovani Chiabolotti, D’Agostino, Cucchiarini.
Terza tappa: L’importanza di chiamarsi Ernesto (il nome in cartellone è cancellato: si sa che Ernest in inglese può anche essere “onesto”, donde l’ambiguità del testo). Una commedia alla Wilde: perfetto congegno teatrale, ma francamente datato, invecchiato. Ci sono battute fulminanti, dialoghi eccellenti, ma il gioco dei finti fratelli oggi diverte molto meno di cento e più anni fa (la commedia è del 1895). La società vittoriana, sappiamo, è il bersaglio preferito di Wilde: ma qui il gioco è macchinoso, forzato, ne a se stesso. I registi sono sempre Bruni e Frongia: qui hanno scelto una soluzione pop, tutto è colorito, estroverso, sopra le righe, tutti i personaggi diventano spassose macchiette. Soluzione facile, divertente, sicuramente la più gradita al pubblico che ride di gusto e applaude, ma anche la meno interessante oggi. Certo, alcuni attori hanno tempi comici riusciti e sono davvero brillanti, soprattutto Ida Marinelli, esilarante Lady Bracknell, Riccardo Buffonini, Algernon Moncrieff, uno dei due giovanotti col finto fratello e Camilla Scheller, ingenua Cecily. Gli altri calcano la mano, a caccia della risata. Difficile dire quali altre soluzioni potrebbero esserci oggi per un testo del genere, senza cadere nell’archeologia o nella farsa. Spettacolo che piace molto, fa ridere molto, ma fa pensare poco.