dal: 16-05-2017 al: 27-05-2017
Terminato
Via Mac Mahon, 16, 20155 Milano
Tel: 02 3453 2140
Orari:

Martedì/venerdì h. 20.45.
Sabato h. 19.30.
Domenica h. 16.

Prezzi: 9 < 18 €

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SCHEDA SPETTACOLO: L’IMPERATORE DELLA SCONFITTA

Stagione 2016-2017
Di Jan Fabre
Regia di Elena Arvigo
Cast Elena Arvigo
Una produzione Teatro Out Off
Recensione di: Renzo Francabandera Voto 3.5

L’imperatore della sconfitta (The Emperor of Loss, 1994), di Jan Fabre, è un monologo portato in scena in prima nazionale al Teatro Out Off da Elena Arvigo (co-regista insieme a Sara Thaiz Bozano) e Marco Vergani. Si tratta di un lavoro composito, centrato sul tema del fallimento. Il racconto del non riuscire è un complesso sistema di simboli che parte dal cuore pulsante in video proiezione sul tulle nero che separa platea e scena all’ingresso del pubblico in sala. Sarà su questa superficie che si svilupperà un codice di segni onirico, a cui la recitazione e l’elaborazione del testo non si sottraggono: a conti fatti una quarta parete che verrà a più riprese abbattuta.
Il fallimento, la sconfitta, non vengono indagati in una dimensione esteriore e sociale ma in un’analisi emotiva, trasformando il monologo in un dialogo con il proprio alter ego (con riscritture e inserti, a volte più interessanti a volte meno), e sviluppando due personaggi che forse sono la stessa anima che cerca di guardarsi e ripensarsi. Spazio buio, illuminato da fioche luci di tono freddo, con alcune atmosfere in rosso, disegnate da Marcello Lumaca. I dilemmi, i dubbi e i ripetuti assilli dell’essere sconfitto, vestito di abito e tuba nero, si arrampicano, come gli attori stessi abbracciati al loro cuore gigante, su due scale malferme e deformi, che paiono portare al nulla, mentre davanti a loro le continue proiezioni di tono surreale spostano il codice semantico in una riflessione sulla fragilità delle nostre identità e sul valore anche creativo del fallimento.
Si esce dallo spazio del monologo per cercare un’esperienza scenica duale, esperimento che riesce e conferisce al testo una dinamica viva, pur all’interno dell’intenzione post drammatica. La cifra registica di Thaiz Bozano sembra più indirizzata alla creazione di un’emotività scenica di tono ambientale, figlia dalle sue ricerche ed esperienze creative al servizio di artisti come Liberovici, Boddeke, Greenaway e Wilson. Buone le interpretazioni, per una creazione complessivamente equilibrata e coerente, non banale.