Lunedì-Sabato: ore 21.00
Domenica: ore 16:00
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SCHEDA SPETTACOLO: Letizia forever
Da persona a personaggio. Sul palco. Trasformandosi totalmente. O quasi. Lasciando risultare, nei panni e nelle sembianze di chi si figura, quel po’ di sé che sporca la parte rendendola vera, responsabile di un contatto potente tra scena e spettatore: Letizia Forever. E lo studio sul personaggio risulta caratteristica di primo impatto di questo lavoro, monologo en travesti, giocato sul ricamo drammaturgico cucito per bocca e figura di Salvatore Nocera, alias Letizia Mossa, internata, siciliana, come tante. Figlia del popolo, di quella classe minuta destinata a non lasciare tracce, a subire la crudezza d’una realtà sociale, alla periferia della vita, senza scampo. Di Letizia vengono alterati tratti e tic, psicosomatica e vocalità, perché sia rappresentante di una misera, piccola umanità. E, con questo, fotografare un microcosmo, una terra, la provincia siciliana, per fare luce su condizioni collettive e nazionali di disagio. Sorridendo, sghignazzando anche, con l’umorismo che si fa acre consapevolezza, ma anche liberazione.
Non prendersi troppo sul serio. Rimane con la barba lunga, Nocera, a far presente quanto la trasmutazione scenica faccia dimenticare il genere, l’inganno visivo eluso dalla fascinazione, dal rapimento. Lodevole la prova dell’attore, solo in scena, chiamato a essere unico artefice dello spettacolo. Non avrebbe guastato, però, un maggiore abbandono fuori dalla forma premeditata per dare vita al personaggio. Il reiterare gestualità, modi, nevrosi e parole, inquadrare in modo rigoroso rimpiccioliscono l’indipendenza attorale. Drammaturgicamente preciso, forse troppo, da risultare composto da ingredienti riconosciuti e riconoscibili: il naturalismo estremo, la voce degli esclusi, l’anafora verbale e paraverbale, la sintassi da lingua d’uso, la sovrapposizione al reale non mostrata direttamente (e in genere un reale violento e meridionale), una parola familiare. Il rischio di somigliarsi tutti, purtroppo, c’è.