dal: 15-11-2016 al: 04-12-2016
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: L’ECLISSE

Stagione 2016-2017
Di Joyce Carol Oates
Regia di Francesco Frongia
Cast Cinzia Spanò, Elena Ghiaurov, Ida Marinelli e Osvaldo Roldan
Una produzione Teatro Dell’Elfo
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 4

Due donne. Madre e figlia, in un comune interno borghese. Ma anche, da un altro punto di vista, vittima e carnefice. C’è un sottotesto, potenzialmente incandescente, dietro la bella forma dell’atto unico L’eclisse di Joyce Caroline Oates, il secondo prodotto dall’Elfo, dopo Nel buio dell’America del 2010.
Una riflessione acuta e penetrante sulle relazioni umane in cui, spesso, s’insinua il germe del potere. Dove l’uno dipende dall’altro, anche in famiglia, alternativamente. Francesco Frongia, nella sua rilettura, è bravo a cogliere questa ambiguità di fondo. Evita le scorciatoie, la struttura protetta e certo abusata del thriller, e si concentra, con obiettività e sospendendo il giudizio, su quanto è più difficile da raccontare, il rapporto quotidiano tra le protagoniste. Ma, allo stesso tempo, lasciando intendere che qualcosa, dietro le parole, stride.
Con la metafora del pugilato, il salotto-ring, sospeso nel vuoto. Le note del pianoforte che scendono a commentare i momenti topici, i passaggi da un quadro all’altro, le epifanie; la calibratura attenta dei pieni e dei vuoti, i silenzi; il vago oscillare tra il buio e la luce, evidente nei dettagli, i quadri di Ferdinando Bruni alle pareti, che rappresentano l’eclisse. Piccoli segni che non invadono il campo e mai intaccano la sostanza umana di cui è intessuta la pièce, piuttosto aiutando a darle un senso altro, un respiro maggiore, uno sguardo, una direzione. Lasciando da parte ogni facile semplificazione, le ricadute nel sentimentalismo, per calcare il terreno ondivago della realtà, giù scendendo nelle orrorifiche piaghe dell’animo umano, quella linea d’ombra che tutti cerchiamo di non oltrepassare, tra sanità e follia, e che si spalanca a tratti, nostro malgrado.
Antitetiche all’apparenza, sole e fragili, profondamente contraddittorie, col sentimento del passato che incombe e una mai nascosta speranza nel futuro, meravigliosamente interpretate dalle due attrici, Ida Marinelli con piena maturità, Elena Ghiaurov ancora con troppa enfasi, le due donne acquistano, così, la statura di icone di una condizione umana. Personaggi a tutto tondo in cui è nascosta una scommessa, una verità. Cui noi ci affezioniamo e che osserviamo piano, in punta di piedi e senza fare rumore, dal buco della serratura evocato dalla scenografia.