dal: 18-04-2017 al: 07-05-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: LEAR

Stagione 2016-2017
Di Edward Bond
Regia di Lisa Ferlazzo Natoli
Cast Alice Palazzi, Anna Mallamaci, Diego Sepe, Elio De Capitani, Emiliano Masala, Fortunato Leccese, Francesco Villano e Pilar Perez Aspa
Una produzione Teatro Dell’Elfo e Teatro Di Roma
Recensione di: Francesca Saturnino Voto 2.5

Appare interessante e originale la scelta della regista Lisa Ferlazzo Natoli di dedicarsi a una riscrittura “militante” del drammaturgo inglese Edward Bond, che nel 1971 produsse una variante post moderna del Re Lear, improntata su una lucida critica alla società contemporanea. Il centro di tutto è un simbolico muro che il re fa erigere per difendere le frontiere e garantire serenità al suo popolo. Nel mezzo, la deflagrazione della violenza tra esseri umani che lottano senza scrupoli per il potere, arrivando al punto che una figlia desideri la morte del proprio padre/ sovrano. La storia è ambientata nei futuribili anni tremila ma alcuni riferimenti appaiono fin troppo vicini a noi. Subito colpisce l’allestimento imponente, ma minimale, che sfrutta la profondità del palco: una serie di strutture di quadrati e rettangoli smontabili fanno da sfondo al susseguirsi spezzato delle sequenze dell’opera, sotto la luce intermittente e straniante di neon e flash che, con tempi studiati, tagliano la penombra in cui la scena è avvolta per la maggior parte dello spettacolo. Beat elettronici e interferenze noise sono il sottofondo costante di un’ambientazione post atomica, popolata da un’umanità svilita, dominata dal controllo panottico: tutti restano sul fondale, intenti a osservare cosa succede in proscenio. Un instancabile Danilo Nigrelli, sovrano arrogante, all’inizio, e vaticinante, poi, è la forza centripeta delle vicende, incarnate da una compagnia di attori affiatati e dinamici nel prodursi, alcuni di loro, in più personaggi dai caratteri spesso dicotomici, come nel caso di Francesco Villano e Fortunato Leccese. In oltre due ore, però, il testo – di per sé esplosivo – più che scoppiare alla fine implode in un andamento monocromo cui, forse, è mancata una saldatura tra la scrittura per certi versi premonitrice di Bond e il suo amaro inverarsi nei tempi che stiamo vivendo.