dal: 03-10-2017 al: 15-10-2017
Terminato
Via Rovello, 2, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: LE SERVE

Le Serve_Milanoinscena
Stagione 2017-2018
Di Jean Genet e Traduzione di Gioia Costa
Regia di Giovanni Anfuso
Cast Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia e Vanessa Gravina
Una produzione Compagnia Teatro e Società - ROMA, Teatro Biondo Palermo e Teatro Stabile Di Catania
Recensione di: Giuseppe Montemagno Voto 3.5

È di un sontuoso, sfarzoso verde smeraldo la camera da letto disegnata da Alessandro Chiti, una sorta di cuneo triangolare in cui Giovanni Anfuso ambienta le sue Serve: al centro della quale troneggia un letto monumentale, talamo più volte utilizzato, violato e violentato per fingersi Madame, con i suoi ricchi abiti, le sue manie, i suoi vizi; ma anche altare, ara sacrificale intorno a cui giacciono fiori bianchi, sparsi ovunque sul palcoscenico, quasi a voler propiziare la celebrazione di un rito pagano e barocco. Perché questo, in fondo, intendono compiere le due cameriere di Jean Genet, nefande vestali di una celebrazione minutamente predisposta, accortamente preparata: sul comodino, un telefono che evoca Cocteau e la sua Voce umana ha il filo staccato sin dal principio. Al misfatto lavora da tempo Solange, cui una straordinaria Anna Bonaiuto accorda profilo basso e un’identità diabolica, luciferina, calcolatrice; in contrasto con la carnalità traboccante di Claire, che risponde al fascino sensuale di Manuela Mandracchia, al suo morbido abbandono al lusso, alla sfrontatezza, agli agi della padrona. Si schiude, la scena, per lasciar passare l’eleganza forbita e un po’ blasée di Madame, una Vanessa Gravina in grande spolvero: che compare dal vertice del triangolo, certo uno specchio pronto a riflettere il sordido interno, ma anche una premonizione della ghigliottina che incombe sul futuro delle serve. Nulla andrà come previsto: né la prigione per Monsieur, né la soluzione finale per Madame, piuttosto una tazza di tisana al tiglio, con poche gocce di gardenal, perché cali per sempre il sipario sulla rivolta delle serve. E solo allora si comprende che quel tappeto di fiori freschi sin dall’inizio preconizza – come volevano le avanguardie del teatro francese di primo Novecento – una mort parfumée nel segno di un languore estenuato e decadente; ma diventa anche tributo a un teatro che reclama mattatrici d’alto rango, per raccontare un tentativo di omicidio, o forse un lacerante, straziato grido di libertà.