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SCHEDA SPETTACOLO: LE RELAZIONI PERICOLOSE
Giochi di società. Nella Francia del secolo dei lumi poco prima di venire sovvertita dalla Rivoluzione. Borghesi e aristocratici fanno fermentare nei loro ambienti germi e cattive usanze a provocare la rivolta. Gli accenti sulle virtù della ragione, della verità, dell’onestà intellettuale e morale, non sono che di facciata. E fra parrucche, costumi sfavillanti, ricevimenti e salotti, si tramano squallori. E si fanno vittime.
Con Le relazioni pericolose la Compagnia Le Belle Bandiere, con il supporto produttivo del Centro Teatrale Bresciano, si affida ancora a dimensioni letterarie e sociali del passato per sovrapporsi all’oggi. Com’era avvenuto con i lavori su Cechov o con la tragedia greca. A testimonianza di quanto l’uomo sia rimasto uguale a se stesso, e di conseguenza il mondo, di cui l’uomo vorrebbe essere architetto, sconfitto invece dall’incontrovertibilità del destino, della vita.
Dall’omonimo romanzo di Choderlos de Laclos alla scena, traducendo un carteggio fitto tra i protagonisti e spezzettando così i livelli d’azione e di narrazione. Al centro la parola e l’attore, per meccaniche e segni cari alle composizioni della compagnia – approdo verticale, espressionismo, dinamismo spaziale, istrionismo, virtuosismo drammaturgico d’insieme – ma definiti in mutamenti che fanno di ogni spettacolo una nuova creazione, come si alimentasse (e si forgiasse) del proprio processo creativo. Una cinquina di quinte mobili designano scene e suggerimenti, determinando profondità o acutizzando attenzioni, variando la predisposizione all’ascolto, inducendo percezioni differenti.
Lo studio accurato sul personaggio, a cui la recitazione del duo Bucci-Sgrosso rende grazia sia negli assoli che nei “duelli”, vivacizza, per fascinazione, un complesso d’insieme ancora da limare e rendere fluente. L’eccessiva verbosità rende infatti stagnanti, qua e là, i resoconti e di conseguenza l’azione, già minima per via della forma epistolare. Le situazioni, i cambi di registro, l’incedere narrativo, la semiotica non verbale (impercettibile e pure così originale), vengono così opacizzati da una prosa sovrabbondante, nonostante l’utilizzo di controscene d’evasione e un’ironia diffusa per cui ridacchiare a denti stretti.