dal: 16-11-2016 al: 26-11-2016
Terminato
Via Ciro Menotti, 11, 20129 Milano
Tel: 02 3659 2544
Orari:

lunedì riposo
martedì, giovedì, venerdì, sabato ore 20.30
mercoledì ore 19.30
domenica ore 16.30

Prezzi: 12,50 < 25 €

Calcola percorso

SCHEDA SPETTACOLO: LE BACCANTI

Stagione 2016-2017
Di Euripide
Regia di Daniele Salvo
Cast Daniele Salvo, Diego Facciotti, Manuela Kustermann, Melania Giglio, Paolo Bessegato, Paolo Lorimer e Simone Ciampi
Una produzione La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello, Teatro di Stato di Constanta (Romania) e TieffeTeatro Milano
Recensione di: Arianna Lomolino Voto 3.5
PRIMA MILANESE
Dionysus il Dio nato due volte
Le Baccanti di Daniele Salvo dimostra fedeltà e aderenza alla tragedia di Euripide, la drammaturgia antica si riplasma all’interno di un’interpretazione coerentemente sopra le righe.
Bacco, il dio che si reca a Tebe per convincere gli uomini della sua natura divina, è lo stesso Di Salvo che, con grande energia, sorregge le fila della pièce, attorniato dai movimenti animaleschi delle Baccanti, a lui succubi e devote.
La scenografia è pulitissima e ospita una regia minuziosa, che articola lo spazio servendosi oltre che di un attento uso delle luci, anche di proiezioni evocative. Al centro è un masso, soggetto ai mutamenti che avvengono sullo sfondo, viene inoltre sfruttato un livello altro, in verticale, sul palcoscenico: soluzione particolarmente interessante in termini narrativi.
Già in Euripide la figura di Penteo, qui Diego Facciotti, risultava atipica, una fine ante litteram dell’eroe tragico, il ridicolo di cui era ricoperto dal drammaturgo greco viene portato agli estremi da Salvo, ne risulta così una figura sclerotizzata dall’agitazione che lo domina, contrastante con l’annebbiamento che lo porterà poi a farsi preda delle Baccanti.
Se la prima parte dello spettacolo lascia un po’ a bocca asciutta, la seconda si slancia, grazie alla superlativa forza di Melania Giglio, in questo modo, ricalibrata la scansione, si segue l’andamento della tragedia classica. Il pathos cresce infatti nell’avvicinarsi allo scioglimento, incoronato dalla vendetta del dio contro la presunzione dei mortali. La tensione raggiunge il suo culmine con l’entrata in scena di Manuela Kustermann, l’Agave figlia di Cadmo, fuggita, in preda alla follia, insieme alle altre donne tebane sul monte Citerione.
Lì viene a consumarsi la tragedia, la madre in preda all’euforia del rito bacchico si scaglia sul figlio, dilaniandolo insieme alle sue compagne; torna poi in città trionfante ma ignara, dove la attende il padre, un dolorante Paolo Bessegato.
È il turbamento a dominare la drammaturgia, e si traduce in movimenti nervosi, in grida al limite dell’umano, sostenute da musiche acute e raggelanti. Manca forse la tinta del calore in questa lettura, quello dell’ebbrezza, del piacere e del vino. Dioniso, ex machina, interviene sull’immagine pietosa di Agave e Cadmo. Lo spettacolo nel suo insieme dimostra compattezza e unità. Fuori misura il finale oltre Euripide, di cui non si coglie pienamente il senso.