dal: 09-05-2017 al: 14-05-2017
Terminato
Via Gian Antonio Boltraffio, 21, 20159 Milano
Tel: 02 6901 5733
Orari:

Martedì-mercoledì-giovedì-venerdi-sabato ore 20.30
Domenica ore 16.00
Domeniche di giugno ore 17.00

Prezzi: 9,50 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: L’ALBERGO DEL LIBERO SCAMBIO

feydeau-milanoinscena
Stagione 2016-2017
Di da Georges Feydeau e Davide Carnevali
Regia di Marco Lorenzi
Cast Alba Maria Porto, Barbara Mazzi, Elio D’Alessandro, Federico Manfredi, Marco Lorenzi, Roberta Calia, Silvia Giulia Mendola e Yuri D'Agostino
Una produzione Il Mulino di Amleto
Recensione di: Francesca Carosso Voto 2.5

Gli allestimenti di fine Ottocento e inizio Novecento dell’Albergo del libero scambio, esempio magistrale di commedia degli equivoci, avevano l’irripetibile vantaggio, rispetto a oggi, di essere sconvenientemente attuali. Con la speranza di ricreare quell’effetto destabilizzante anche sullo spettatore odierno, Marco Lorenzi ha fatto la scelta registica e drammaturgica di adattare la commedia alla nostra società, grazie al delicato lavoro di traduzione e riscrittura del testo di Davide Carnevali. La commedia non si svolge più a Parigi ma a Torino, in un appartamento moderno, minimale, arredato con mobili di design. La scenografia di Nicolas Bovey non prevede cambi: a piacere questo spazio impersonale può essere uno studio, un salotto, un hotel, ormai luoghi intercambiabili. I personaggi, ricalcati su quelli originari, sono i prodotti di una borghesia annoiata, ossessionata dal materialismo e dalle frivolezze. Caricature di uomini deboli, maldestri, succubi di donne apparentemente emancipate ma capricciose e psicolabili, entrambi cristallizzati in matrimoni infelici dietro vetrine di apparenze e ipocrisie. Il sesso, ricercato per noia, per frustrazione, per voracità, è il motore dell’azione. Tutti i personaggi si ritrovano in circostanze casuali dando il via al noto intreccio caotico di equivoci e gag al limite dell’assurdo, di grande ilarità. La recitazione è concitata, confusionaria e rumorosa, gli attori devono sostenere un’azione che corre a ritmi frenetici. Gli eventi sembrerebbero finalizzati a rompere qualche equilibrio, a smuovere le coscienze, ma invece emerge il tema dell’immutabilità della borghesia – dell’odierna, come di quella di Feydeau – che si autocompiace di vivere «chiusa in una scatola». Difficile valutare se questo adattamento ha sortito l’effetto sperato, ma si tratta di una scelta che Marco Lorenzi ha fatto sapientemente. D’altronde se in teatro non si sperimenta si corre il rischio di cadere proprio nella trappola dell’immobilismo.