dal: 27-10-2015 al: 31-10-2015
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: LA MODA E LA MORTE

Stagione 2015-2016
Di Magdalena Barile
Regia di Aldo Cassano
Cast Benedetta Cesqui, Fabrizio Lombardo, Matthieu Pastore e Natascia Curci
Una produzione Compagnia Animanera e Crt/Centro Ricerche Teatrali di Milano
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 2.5

Che la Moda e la Morte siano in qualche modo collegate, specie in questi tempi di facile e rovinoso apparire, è un dato sociologico di sicuro interesse. Ma che le due, addirittura, siano sorelle, e figlie nientemeno che della Memoria, è un plus di indubbia originalità che giustifica, più del saggio, la trattazione in una pièce. Quando poi, alla famiglia degli Immortali, si aggiunge la Storia, nei panni della nipote viziata che gioca alla Guerra e che tutto fa, meno che studiare, l’idillio creativo raggiunge il suo apice.

Primo perché la Barile ha l’intelligenza di calare una serie di concetti altrimenti astratti nei corpi e negli umori di tre personaggi, coi loro tic e molti vizi. Secondo perché il registro è quello della commedia nera, coi lazzi ben assestati, le battute taglienti – come quella, irresistibile, sul litigio tra la Morte e Cristo, a proposito di Lazzaro – e gli attori ispirati, con quel po’ di grottesco – nelle vesti e le posture – che aggiunge pepe e un po’ di leggerezza alla libera variazione su temi, pure impegnativi.

Presto, tuttavia, l’equilibrio si spezza. L’irruzione di Gavrilo Princip, l’attentatore, nel 1914, dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando, e il suo flirt con la Storia, è sì il necessario (e auspicato) avvenimento di rottura, che molto può fare per sobillare la pièce. Ma che questi, poi, si trasformi nell’Economia, trionfando sulla Morte e generando conflitti a non finire, suona, francamente, eccessivo. Anche perché dirotta lo spettacolo verso territori che non gli sono propri, scivolosi, persino metafisici. Si parla, allora, di terrorismo, di Medio Oriente, di mercati e della forzata evasione – a suon di sms – che è nell’oggi. Lascia intravedere rivalità, fino ad allora solo accennate, tra le sorelle, e tra queste e la Storia. Incamerando, nel mentre, il fior fiore dei cliché, a tutto discapito delle tenute psicologiche dei personaggi. Sì che la pièce, da gustosissimo ritratto familiare quale era, si trasforma in orazione, inconcludente e deficitaria. Fin troppo presente, a nostro avviso, sulle scene nostrane degli ultimi anni.