dal: 26-02-2019 al: 03-03-2019
Terminato
Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
Tel: 02 599951

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SCHEDA SPETTACOLO: L’UOMO SEME

Stagione 2018 -2019
Di Sonia Bergamasco
Regia di Sonia Bergamasco
Cast Gabriella Schiavone, Loredana Savino, Maristella Schiavone, Rodolfo Rossi, Sonia Bergamasco e Teresa Vallarella
Una produzione Sonia Bergamasco e Teatro Franco Parenti
Recensione di: Fausto Malcovati Voto 0

Sonia Bergamasco ha un dono, che altre attrici, magari più brave, non hanno: la grazia. Entra in scena e c’è subito un’aria leggera, una delicatezza che rende attraente il suo stare davanti al pubblico. E poi è un’attrice intelligente: negli ultimi dieci anni si è costruita un percorso personalissimo di monologhi, attentamente scelti tra autori di grande spessore, da Mallarmé a Tolstoj, dalla Nemirovsky a Saint Exupéry, rielaborati e adattati al suo talento. Questa volta ha scelto L’uomo seme, un testo poco conosciuto di Violette Ailhaud, una contadina francese che racconta con semplicità la storia sua e del suo villaggio: a metà Ottocento alcuni paesi del sud della Francia si ribellano a Luigi Napoleone Bonaparte (che assume i pieni poteri contro la Costituzione) e vengono perseguitati, arrestati, fucilati. Molti villaggi rimangono senza uomini: le donne si rimboccano le maniche, fanno tutto, dai lavori dei campi alla cura del bestiame. E stringono tra loro un patto: il primo uomo che arriverà sarà di tutte, per ridare fecondità al loro grembo.

Al centro della scena un grande albero (Barbara Petrecca l’autrice-scenografa: bravissima), intorno una comunità di sole donne che lavorano e cantano (il gruppo pugliese Faraullla) e Sonia, voce narrante, presenza solare, intensa, forte.

Racconta prima la solitudine, la fatica, l’isolamento poi l’arrivo di un uomo, un maniscalco (Rodolfo Rossi: non parla ma suona, è un percussionista) che diventa appunto l’uomo-seme, uno per tutte. E se la narratrice prova per lui un sentimento forte, un legame affettivo reale, tuttavia non viene meno al patto: accetta che diventi “l’inseminatore”, colui che ridona fertilità alla comunità rimasta senza uomini. Guidate da Elisa Barucchieri, le quattro donne del gruppo Faraulla si muovono cantando intorno all’albero-comunità e accompagnano con le loro voci acute, talora aspre, lo svolgersi del racconto.  Peccato che Sonia Bergamasco legga solo: avrebbe potuto lasciarsi coinvolgere dal racconto ed entrare anche lei nell’azione. Avrebbe dato una diversa vitalità alla storia.