dal: 12-06-2017 al: 16-06-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: JOHN E JOE

Stagione 2016-2017
Di Agota Kristof
Regia di Valerio Binasco
Cast Nicola Pannelli e Sergio Romano
Una produzione Teatro due di Parma
Recensione di: Gianni Poli Voto 3.5

La parabola, patetica, assurda e ingenua di John e Joe, diretto con intelligenza da Valerio Binasco, rappresenta una coppia di moderni barboni, circonfusi del comico e dell’immaginario provenienti da lontana tradizione di clowns e di fools (anche) shakespeariani. Nella durata di poco più di un’ora, la vicenda segue un coerente percorso drammaturgico. Tre incontri fra i compagni d’una vita tesa alla sopravvivenza, che ammette però considerazioni sui meccanismi sociali che la determinano, fra i quali la casualità di fortuna e ricchezza. I dialoghi fra John (Nicola Pannelli) e Joe (Sergio Romano) si svolgono al tavolino di un bar, scena unica e fissa. L’impossibilità di pagare il conto li induce la prima volta a fuggire. In quel frangente, il passaggio fortuito d’un biglietto della lotteria da Joe a John, procura a questi una vincita. Quindi l’intelligenza istintiva e profonda del nevrotico Joe ottiene il ribaltamento della situazione, per cui egli entra in possesso del gruzzolo del compare, che viene addirittura denunciato e arrestato per debito. All’uscita dalla galera, John scopre che la cauzione liberatoria è stata pagata proprio dall’amico. Il duetto vive di gestualità elementare e accattivante, con allusioni alle prove celebri di Chaplin, Hardy e Keaton. In Pannelli prevale presunzione e sicumera in una mimica facciale duttile e pregnante; in Romano, il complesso d’inferiorità è tradotto in fremiti e timori, segni di reazioni primarie contrastanti. Ne scaturisce un comico di delicata ironia e d’imprevista commozione. Nell’equilibrio fra abilità tecnica e sensibilità interpretativa riesce a specchiarsi il ridicolo della nostra condizione universale