dal: 28-02-2017 al: 05-03-2017
Terminato
Via Rivoli, 6, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: IVAN

Stagione 2016-2017
Di Letizia Russo
Regia di Serena Sinigaglia
Cast Fausto Russo Alesi
Una produzione ATIR Teatro Ringhiera e Teatro Donizetti Bergamo
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 3

Non si contano, anche solo considerando gli ultimi anni, le riduzioni dal Grande Inquisitore. Inserito, come tante altre volte in Dostoevskij, nel corpo di una narrazione maggiore – I fratelli Karamàzov – è forse il punto più alto della riflessione sul non senso, il male, la libertà cui arriva il grande scrittore. Come tale, è stato spesso portato in scena a mo’ di monologo, come apologo sull’infelicità umana, racconto esemplare e summa del pensiero dostoevskijano. Non fa eccezione questo Ivan: nonostante altra sia l’ambizione – ricostruire la vita del secondo dei fratelli Karamàzov – e molti altri i temi e gli episodi addensati, tre su tutti, il dolore inflitto ai bambini, l’incontro di Ivàn col diavolo, ma anche la morale del “tutto è permesso”, se Dio è morto – di fatto, lo spettacolo è una riproposizione del celebre dialogo tra l’Inquisitore e Gesù, che viene qui addirittura letto in scena. Ma se l’operazione può apparire filologicamente corretta e bene lascia intendere tutti gli snodi della riflessione di Ivàn – il dono troppo grande della libertà, cui l’uomo non sa rassegnarsi, preferendo il giogo dell’autorità e dell’oppressione – sul piano della narrazione, lascia più di un interrogativo aperto. Perché, ancora una volta, la densità dell’argomentazione crea una barriera inibitoria che blocca l’energia creativa di chi – Letizia Russo – è chiamato a tradurre per la scena quelle pagine, censurando o eccessivamente limitando episodi pure importanti per l’economia della vicenda (il rapporto di Ivàn col padre e coi fratelli). La regia di Serena Sinigaglia appare come inibita, sommessa e l’interpretazione di Fausto Russo appassionata ma anche, a tratti, forzata, eccessivamente caricaturale, poco lasciando intendere delle ragioni umane e psicologiche per cui Ivàn – protagonista della pièce – arriva a certe conclusioni. La stessa spirale impregnata di pagine, disegnata da Stefano Zullo – forse l’elemento di maggiore novità, rispetto alla tradizione – rimane esteriore, una bellissima scultura, alla Pomodoro quasi, che tuttavia non si compenetra nella scena, non la rivoluziona, non la direziona. Sì da ridurre Ivan, come tanti spettacoli prima, a una dimostrazione ennesima di forza e logica argomentativa. Che lascia più di un dubbio a chi del personaggio, il sottobosco di emozioni e sentimenti che a tratti affiora (e la riflessione, nello scrittore russo, è sempre “incarnata”), desidera sapere qualcosa di più. Magari con un pizzico d’inventiva. E, perché no, anche di eresia. Dostoevskij lo avrebbe, probabilmente, apprezzato.