dal: 01-04-2016 al: 03-04-2016
Terminato
via Pietro Boifava, 17, 20142 Milano
Tel: 02 84892195
Orari:

Prezzi: -- €

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SCHEDA SPETTACOLO: Invidiatemi Come Io Ho Invidiato Voi

Stagione 2015-2016
Di Tindaro Granata
Regia di Tindaro Granata
Cast Bianca Pesce, Emiliano Masala, Francesca Porrini, Giorgia Senesi, Mariangela Granelli e Tindaro Granata
Una produzione Proxima Res
Recensione di: Laura Bevione Voto 3.5

Un oscuro fatto di cronaca, un episodio di trascuratezza e di pedofilia. Una materia bollente e assai rischiosa quella che Tindaro Granata sceglie di plasmare in Invidiatemi come io ho invidiato voi: bisogna scansare la morbosità e, soprattutto, gli schematismi etici, i facili giudizi. Rischi che l’autore-attore-regista siciliano schiva con disinvolta scaltrezza, da una parte, attribuendo un tono surreale e straniante al suo testo e alla regia, così come all’interpretazione dei suoi bravi attori; dall’altra dipingendo un paesaggio morale uniforme e desolato, in cui risulta quanto mai arduo distinguere in modo manicheo fra buoni e cattivi.

E, anzi, un’invisibile foschia pare avvolgere il palcoscenico, sul quale si muovono protagonisti e testimoni della vicenda, ispirata a un fatto realmente accaduto qualche anno fa in provincia di Perugia: una madre annoiata e frustrata “cede” la propria figlioletta al ricco datore di lavoro del marito, con la speranza di creare con lui una nuova famiglia.

Granata riconosce nell’invidia il movente non soltanto delle azioni sconsiderate della madre – Mariangela Granelli, adeguatamente esasperata e ingenuamente fiduciosa, disperata e fino alla fine inconsapevole della reale consistenza delle proprie azioni – ma anche dell’agire degli altri personaggi, a partire da quelli che apparirebbero i meno colpevoli. Monologhi e brevi dialoghi – molte telefonate – che, scopriamo, non sono altro che le deposizioni rese in tribunale dagli attori della tragedia, rivelano un microcosmo costruito su rancori e rimpianti. Una realtà attraversata sotterraneamente dal male, dall’infelicità frutto della paradossale incapacità di riconoscere la propria felicità: un universo che Tindaro Granata tratteggia con pennellate di stralunata lievità, che incidono solchi profondi e non ignorabili.