dal: 20-02-2018 al: 25-03-2018
Terminato
Via Rovello, 2, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: IL TEATRO COMICO

Stagione 2017-2018
Di Carlo Goldoni
Regia di Roberto Latini
Cast Elena Bucci, Francesco Pennacchia, Marco Manchisi, Marco Sgrosso, Marco Vergani, Roberto Latini, Savino Paparella e Stella Piccioni
Una produzione Piccolo Teatro Di Milano - Teatro D’Europa
Recensione di: Diego Vincenti Voto 0

Arlecchino a pezzi. Sezionato e appeso come un manzo fassbinderiano. Proprio lì: a casa di Giorgio Strehler. Il Teatro Comico è l’irriverente omaggio di Roberto Latini, per la prima volta prodotto dal Piccolo. Che la mosca ronza come uno sberleffo. A raccontare di un teatro che ha sempre bisogno di talenti e di novità. Di un’overdose d’amore. Per farlo niente meno che il nume tutelare del Grassi: Goldoni.

L’opera è la più programmatica, il manifesto del nuovo teatro che mette al bando l’improvvisazione (o quasi). È tempo di imparare a memoria la propria parte. Far le cose per benino. E pure le maschere si diano una regolata, che qui si parla di personaggi complessi, veri, a tuttotondo. Questa la rivoluzione. Nei fatti raccontata in scena dal capocomico Orazio e dalla sua compagnia. Si prova e si chiacchiera. Mentre si attendono due nuovi interpreti in arrivo. Cosa racconta la commedia a distanza di secoli? E perché sceglierla per ragionare sul presente? L’impressione è che il titolo si sia prestato a una volontà scenica ambivalente: un po’ atto d’amore, un po’ orgogliosa dichiarazione (novecentesca) di diversità. Permettendo di muoversi così fra un approccio quasi filologico alla Commedia dell’Arte e la sua decostruzione.

E allora ecco il Latini dei piedini sghembi, del microfono che cala dall’alto, dei girotondi e della voce cupa, profondissima. Ma anche le maschere in costume, i frizzi e i lazzi a prender vita su una piattaforma mobile, senza equilibrio. Idea scenica ispirata. Non l’unica. Come affascinante il gioco di ruoli fra gli interpreti, ad accentuare la mancanza di identità certa di queste figure ballerine. Che Arlecchino siamo tutti. Ed è nessuno. Il primo atto però è come imbrigliato. L’attenzione corre via da qualche parte, lontana. E il ritmo batte sincopato, indeciso come l’inclinazione di quel palco. Ma quando si riapre il sipario, il lavoro diviene una furia. Di immagini e intuizioni.

Si ritrova il carisma di un teatro cresciuto esponenzialmente in questi anni. E che qui s’intreccia con il lusso di divertirsi in maniera esplicita con gli stilemi dell’Arte. Ottimo il cast. Straordinari Sgrosso e la Bucci. Alla prova del fuoco Latini non sbaglia. Certo, non fa innamorare come in altre occasioni. La sua ispirazione sembra accendersi a intermittenza, di fronte a una materia che gli scivola un po’ da tutte le parti. Eppure c’è. Eppure nonostante fragilità e difetti, il suo teatro ci sta comodo lì al Grassi. A casa di Giorgio Strehler. Indicando (forse) una reale via verso il nuovo.