Lunedì: riposo
Mercoledì, giovedì, sabato: ore 20.30
martedì e venerdì: ore 19:30
Domenica: ore 16.00
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SCHEDA SPETTACOLO: IL SECONDO FIGLIO DI DIO
Simone Cristicchi va dove lo porta il cuore. E prende a cuore le cose che fa. Le scopre, se ne innamora, le canta, le trasforma in qualcosa di suo. L’accoglienza che ha avuto tre anni fa il suo Magazzino 18, ha dimostrato quanto sia sincero questo modo di fare. Ecco perché il pubblico lo ripaga, garantendogli un affetto particolare.
Ne Il secondo figlio di Dio, che in locandina schiera lo stesso team del precedente spettacolo, si impegna in una sfida decisamente più complicata. Raccontare e cantare l’esodo che nel Dopoguerra vide le popolazioni giuliane e dalmate abbandonare i territori diventati jugoslavi – questo era Magazzino 18 – significava abbracciare a piene mani la Storia. Strappare invece all’iconografia locale e alle tradizioni popolari della Toscana la figura di David Lazzaretti, vissuto alla fine dell’800 sulle falde del Monte Amiata – un predicatore, un protosocialista, un visionario, un utopista, il “secondo figlio di Dio” del titolo – è molto più faticoso. Ma l’impressione è che pure con Lazzaretti, Cristicchi ce la farà.
Perché anche questa è una storia giusta. Il racconto è ancora da sveltire, la scena da movimentare, l’apporto corale da rendere meno convenzionale. Ma con una bella barba folta e l’inconfondibile chioma, Cristicchi è già il personaggio: carismatico, capace di trasformare una visione in realtà. Non solo: è anche tutti i personaggi che costellano la vicenda dell’uomo che lassù in Amiata riuscì a costruire una comunità devota di oltre 5.000 persone, impensierendo il potere ecclesiastico e civile. Vicenda non a lieto fine – una fucilata chiuderà il “vangelo” di Lazzaretti – che agli italiani piacerà scoprire, magari solo per sgravarsi le orecchie e la coscienza dagli appelli dei tanti predicatori, illusionisti e venditori di fumo sociale che la storia recente ha messo in circolazione