dal: 15-02-2018 al: 25-02-2018
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: IL PADRE

Stagione 2017-2018
Di August Strindberg
Regia di Gabriele Lavia
Cast cast in via di definizione, Federica Di Martino e Gabriele Lavia
Una produzione Fondazione Teatro della Toscana
Voto 0

Note di presentazione

“Johan August Strindberg è veramente un gigante! Se si pensa che la sua opera letteraria è contenuta in oltre cinquanta volumi, la sua corrispondenza in altri ventidue volumi e ancora cinquantotto opere teatrali. Se si pensa che la sua vita è stata, a dir poco, tempestosa, contraddittoria, estrema e che i suoi interessi si sono rivolti alla pittura, alla scultura, alla fotografia, alla chimica, all’alchimia, alla teosofia.
E poi il suo impegno politico e sociale! E poi tutte le donne con cui ebbe rapporti tormentatissimi e disperati. Insomma Strindberg è un titano e quindi destinato, per scelta, alla caduta, allo sprofondamento di sé, all’Abisso. La sua scrittura è catarsi, è caduta giù nel fondo. La sua opera – famosissima e autobiografica – è Inferno. E questo la dice lunga!
Io conosco solo me stesso e non posso che parlare di me! Così diceva e anche il suo teatro non è altro che drammaturgia autobiografica e sempre tormentata, tragica.
La caduta, lo sprofondamento è il suo destino.
Friedrich Nietzsche doveva aver compreso qualcosa del genio di Strindberg se fu destinatario di uno dei Biglietti della follia del grande pensatore. E, invero, Strindberg ha attraversato se stesso come paradigma della condizione dell’Uomo destinato all’Inferno del rapporto con la Donna.

Il Padre è una tragedia. Strindberg la scrive nel 1887 ed è il tentativo di comporre un’opera naturalistica, cioè che scavi nella natura umana, osservando una banale vicenda familiare attraverso lo specchio deformante del mito di Ercole e Onfale e dello scambio di vestiti che, nel mito, fecero tra loro. Questo significa lo scambio dei ruoli nella società della fine dell’Ottocento che segna la caduta del ruolo (e quindi del senso) della figura paterna.
Strindberg scrive una Tragedia Classica che, come ogni tragedia, racconta, ripeto, una caduta fatale. Qui, è il precipitare della potenza dell’uomo e la crudele sopraffazione da parte della donna”.

Note di regia, Gabriele Lavia