dal: 15-11-2016 al: 27-11-2016
Terminato
Via Gian Antonio Boltraffio, 21, 20159 Milano
Tel: 02 6901 5733
Orari:

Martedì-mercoledì-giovedì-venerdi-sabato ore 20.30
Domenica ore 16.00
Domeniche di giugno ore 17.00

Prezzi: 9,50 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: IL MISANTROPO

Stagione 2016-2017
Di Moliére
Regia di Monica Conti
Cast Antonio Giuseppe Peligra, Flaminia Cuzzoli, Giuditta Mingucci, Mauro Malinverno, Monica Conti, Nicola Stravalaci, Roberto Trifirò, Stefania Medri e Stefano Braschi
Una produzione Elsinor Centro di produzione teatrale
Recensione di: Diego Vincenti Voto 3

Asciutto. Senza trucco e parrucco. E con uno spirito autoriale che lascia il segno senza strafare. Con disciplina, verrebbe da dire. Il Misantropo di Monica Conti è un’esperienza piacevole e breve, due qualità già piuttosto rare con Moliére. Ma che convince soprattutto per la lineare semplicità con cui si propone sul palco, minimalismo da design scandinavo applicato al teatro: nessun orpello, nessun azzardo, approccio geometrico ma con un’anima. Ed è un’anima scura, di ombra più che di luce. Quasi a ricordarci che Alceste avrà pure i suoi tragicomici problemi, teso com’è verso quella purezza utopistica e un poco naïve. Ma intorno a lui il teatrino del mondo è davvero un trionfo di ipocrisie e vacuità, ognuno a perdersi nei bassifondi delle proprie idiozie. In quest ’uomo innamorato c’è più confusione che rabbia, più sdegno che risolutezza. Ragione per cui forse lo sentiamo così vicino. Empatia e tenerezza. Merito anche di un ottimo Roberto Trifirò, esempio perfetto di quel lavoro sull’attore di cui si nutre la messinscena. Piace il cast, nella sua interezza. A partire da Flaminia Cuzzoli nei panni della scostante Celimene, che regge bene anche l’urto di un finale in cui il giudizio sulla sua spensieratezza pare fin troppo severo. Siam pur sempre nel XXI secolo! La Conti non teme di sfoltire il necessario, pur mantenendo tutta la centralità della parola. Deviazioni immaginifiche se le concede appena, giocando coi movimenti orizzontali sullo sfondo. Inquietanti. Oltre che utili ad amplificare quella leggera infatuazione per il dark side della vita di cui si diceva. Meno comprensibile la volontà di ritagliarsi una presenza costante ai margini della scena, con tanto di pianoforte. Scelta che se da una parte sottolinea alcune ramificazioni di senso sul teatrino del mondo e dona maggiore forza al finale, dall’altra appare per buona parte pleonastica. All’interno di un allestimento che affascina invece per la sua curata modernità. E per il professionismo corale su cui si fonda il progetto.