dal: 13-01-2017 al: 22-01-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: IL GIUOCO DELLE PARTI

ilgiuocodelleparti-milanoinscena
Stagione 2016-2017
Di Luigi Pirandello
Regia di Roberto Valerio
Cast Alvia Reale, Carlo De Ruggieri, Flavio Bonacci, Michele Di Mauro, Umberto Orsini e Woody Neri
Una produzione Compagnia Umberto Orsini e Fondazione Teatro Della Pergola
Recensione di: Antonella Melilli Voto 3

Un’operazione accolta in maniera non unanime dal pubblico, forse infastidito da una rilettura che tocca la sacralità di Luigi Pirandello. E in qualche modo un’operazione un po’ iconoclasta, che, per questo Il giuoco delle parti, drammaturgicamente attinge allo spirito, più viscerale e sanguigno, della novella scritta in precedenza dall’autore e che si traduce sulla scena in uno spettacolo di algida e raffinata eleganza.
La regia di Roberto Valerio guida con sensibilità meticolosa e attenta i passi del protagonista, estratto dal corso di un’esistenza anonima successiva ai fatti narrati dalla penna dell’agrigentino, per consegnarlo su una sedia a rotelle, vecchio e un po’ confuso, a un angoscioso flusso di ricordi, necessariamente distorti o immaginari, con cui quasi compulsivamente egli torna a rivivere quel che era accaduto. Intaccando in qualche modo l’inossidabile cinismo con cui nel finale della commedia, dopo aver mandato a morte l’amante della moglie nel nome di uno spietato rispetto ciascuno della propria parte, egli si accinge a tornare alla monolitica tranquillità di uomo, che, avendo capito il gioco, si è reso impermeabile a ogni sentimento di dolore o di gioia. Un Leone Gala quasi pirandellianamente ridisegnato da se stesso in un ossessivo interrogarsi tra ragione e follia, che strappa la vicenda alla datazione di angusti contesti primonovecenteschi e la proietta verso una più vicina sensibilità contemporanea.
E che qui si muove all’interno di un apparato scenico, ideato da Maurizio Balò, capace di fondersi col filo drammaturgico, suggerendo, accompagnando, sottolineando l’ondivago alternarsi del passato e del presente, della realtà e dell’immaginazione. Mentre il gioco sapiente delle luci asseconda il trascolorare visionario del pensiero trasformando quella stanza spoglia, d’ospedale psichiatrico o d’ospizio, negli ambienti evocati di volta in volta. Contribuendo in maniera determinante allo snodarsi di uno spettacolo di contenuta ed elegante freddezza, agito con sicura efficacia da un cast assai affiatato che vede degnamente affiancarsi alla sfaccettata duttilità di Umberto Orsini l’insofferenza inquieta di una bravissima Alvia Reale nei panni di Silia e la passività disarmata di Michele di Mauro in quelli dell’amante.