dal: 27-04-2017 al: 07-05-2017
Terminato
Largo Greppi, 1, Milano
Tel: 848 800 304
Orari:

Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.

Prezzi: 12 < 32 €

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SCHEDA SPETTACOLO: IFIGENIA, LIBERATA

Stagione 2016-2017
Di Angela Demattè
Regia di Carmelo Rifici
Cast Anahì Traversi, Caterina Carpio, Edoardo Ribatto, Francesca Porrini, Giorgia Senesi, Giovanni Crippa, Igor Horvat, Mariangela Granelli, Tindaro Granata, Vincenzo Giordano e Zeno Gabaglio
Una produzione Lac, LuganoInScena e Piccolo Teatro Di Milano - Teatro D’Europa
Recensione di: Maddalena Giovannelli Voto 0

Cosa accade in sala prove quando si tenta di mettere in scena e far rivivere un classico?
Ifigenia, liberata squarcia il sipario e mostra al pubblico i meccanismi della creazione: un regista (interpretato da Tindaro Granata) e una drammaturga (Mariangela Granelli) si interrogano sull’Ifigenia in Aulide di Euripide, scomponendola e attraversandola a tavolino insieme agli attori.
I loro due alter-ego fuori scena, Carmelo Rifici e Angela Dematté, scelgono di rileggere il dramma euripideo secondo la chiave interpretativa del capro espiatorio: la morte della giovane Ifigenia, sacrificata per permettere all’armata greca di salpare alla volta di Troia, non è altro che una precoce testimonianza di come ogni società tenda a esorcizzare le proprie tensioni sociali attraverso un deliberato esercizio di violenza.
La lettura antropologica della tragedia si nutre delle riflessioni di pensatori novecenteschi (su tutti: René Girard e Giuseppe Fornari) ma anche di fonti antiche ed eterodosse come Platone e i Testamenti. I debiti vengono apertamente dichiarati: i libri in questione campeggiano su un tavolo dell’imponente sala prove, e una telecamera indugia sulle copertine proiettandole su uno schermo. La scena, firmata da Margherita Palli, gioca tra dimensione simbolica e piano di realtà, accostando un erogatore di acqua potabile, sedie e divani a tre grandi porte che paiono allargare costantemente i confini del ‘qui e ora’ spettacolare.
Anche i registri dello spettacolo vivono dello stesso contrasto: le battute ‘di servizio’ di Tindaro Granata, metateatrali e non di rado ironiche, si alternano a pregnanti riflessioni filosofiche e alla parola poetica dei molti autori scelti. Le scene euripidee – che Angela Demattè riduce all’essenziale – vengono interrotte, smontate, commentate di continuo, e la regia sembra voler deliberatamente tenere lontano lo spettatore da un coinvolgimento acritico ed emozionale nella vicenda rappresentata.
Il risultato è uno spettacolo denso e di largo respiro, che a tratti corre il rischio di spiegare e ragionare fin troppo; ma se si può forse obiettare ai due autori di aver messo in campo spunti e materiali in eccesso, va senza dubbio riconosciuto loro il coraggio di una rilettura coerente e fortemente interpretativa. Ingrediente raro e prezioso, soprattutto quando si tratta di classici.