dal: 18-10-2016 al: 23-10-2016
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: I CONIGLI NON HANNO LE ALI

Stagione 2016-2017
Di Paolo Civati
Regia di Paolo Civati
Cast Francesca Ciocchetti e Cristian Giammarini
Una produzione Collettivo Attori Riuniti - Teatro del Carretto
Recensione di: Ilaria Angelone Voto 2.5

Richard e Marianne, una coppia ordinaria. Si conoscono da ragazzi, si piacciono, si sposano e fanno dei figli. Come tanti. E come tanti il tempo disillude. Promesse non mantenute, sogni forse dimenticati, il rapporto di coppia che si incrina in mille incomprensioni, in tensioni pronte a esplodere. E i figli sono vittime e detonatori pronti a far saltare tutti gli equilibri. Richard e Marianne non comprendono se stessi, figuriamoci se possono comprendere un figlio “problematico”, aggressivo coi coetanei, crudele col proprio coniglietto domestico, fino a mettergli un costume da Superman per farlo volare (ecco il titolo I conigli non hanno le ali), fino a nasconderlo ferito in un armadio. Esasperante sfida alla maturità dei genitori, al loro (dis)equilibrio e, nello stesso tempo, estrema richiesta di aiuto, di libertà, di attenzione non compresa. E così l’esasperazione unita alla frustrazione genera violenza. Inaspettata e terribile. Questo l’orizzonte in cui Paolo Civati colloca una drammaturgia costruita per frammenti evocativi di un tutto che immaginiamo, parole che descrivono situazioni senza unità temporale, dove il presente e il passato si confondono e dove i temi vengono buttati in scena senza essere svelati fino in fondo. Un limite della drammaturgia sta forse proprio in questo eccesso di problemi messi sul tappeto: frustrazioni di coppia, immaturità degli adulti, figli problematici da curare a suon di farmaci, ciascuno dei quali è appena toccato al punto da sfuggire alla presa (sia dell’intelletto sia del cuore, verrebbe da dire). Difficile anche comprendere la ragione dell’ambientazione negli Stati Uniti. La durezza della storia si scontra così con l’indeterminatezza delle scelte. La regia privilegia una lettura didascalica. La scena è un ring claustrofobico e buio delimitato da gocce che cadono dall’alto inesorabili e gli attori (Francesca Ciocchetti, in candido abitino e fiori tra i capelli, e Cristian Giammarini, tetro impiegato in abito intero scuro) aderiscono ai personaggi, muovendosi sul limite tra naturalismo e alcune inspiegabili ridondanze che duplicano le parole con sequenze di gesti da pantomima.