dal: 08-03-2016 al: 20-03-2016
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: GYULA, UNA PICCOLA STORIA D’AMORE

Stagione 2015-2016
Di Fulvio Pepe
Regia di Fulvio Pepe
Cast Alberto Astorri, Alessia Bellotto, Enzo Paci, Gianluca Gobbi, Ilaria Falini, Ivan Zerbinati, Massimiliano Sbarsi, Nanni Tormen, Nicola Pannelli, Orietta Notari e Tania Rocchetta
Una produzione Fondazione Teatro Due di Parma
Recensione di: Milano in Scena Voto 2

Sulla destra del palcoscenico un piccolo bar con bancone, tavolinetti e qualche sedia; al centro, la stanza dove vivono Gyula e la madre; sulla sinistra, una porta di casa che si apre su un salottino borghese occupato da Jani, ex primo violino dell’orchestra locale ora disoccupato, e dalla moglie Tania.Tre interni di un paese di provincia dell ’Europa dell’Est abitato da onesti taglialegna e operai a rischio di licenziamento per la possibile chiusura della segheria. Undici personaggi per raccontare una storia di buoni sentimenti collocata in un tempo imprecisato che può essere intorno agli anni ‘50, ma anche oggi, oppure antico, da teatro naturalista ottocentesco.

Fulvio Pepe, al suo primo impegno di drammaturgo e regista, crede intensamente alla sua piccola storia d’amore e vi si butta dentro con molto candore e una buona dose di avventatezza, lasciandosi tuttavia andare a una scrittura mimetica superficiale, poco sorvegliata, soprattutto sul piano linguistico, che tende a riprodurre, con molta semplicità, il dialogo quotidiano senza farlo diventare una nuova “parola di scena”.

Privo di un minimo di profondità, sia nei contenuti del testo che nella modalità rappresentativa, lo spettacolo appare troppo schematico nella definizione dei personaggi e prevedibile nel succedersi delle varie situazioni, come se ci trovassimo davanti a una soap opera televisiva piuttosto che di fronte alle tavole di un palcoscenico. Un buonismo esasperato attraversa l’intera commedia, contrastato soltanto da piccoli incidenti di percorso, rendendola, in certi momenti, francamente insopportabile per eccesso di melodramma, che spinge il regista a fare interpretare il ruolo di Gyula, un ragazzo, alla brava e sensibile Ilaria Falini, di cui tutto il pubblico, alla fine, giustamente si innamora. I giochi sono fatti: la segheria non chiuderà, il Maestro di violino riprenderà il suo posto nell’orchestra dopo aver pensato di uccidersi, Gyula vince un concorso musicale a premi: così va in teatro; non così nella vita.