dal: 28-02-2017 al: 05-03-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: I GIGANTI DELLA MONTAGNA

Stagione 2016-2017
Di Luigi Pirandello
Regia di Roberto Latini
Cast Roberto Latini
Una produzione Fortebraccio Teatro
Recensione di: Emilio Nigro Voto 3.5

Non c’è più Federica Fracassi, ne I Giganti della Montagna di Roberto Latini, e la cantata a due, documentata sulle pagine di Hystrio n. 4.2014, è ormai un assolo. Latini dà vita a personaggi e visioni dell’opera incompiuta di Pirandello, sublimazione del simbolo e della metafora, rimessa in scena da un artista che del simbolo ha fatto cifra stilistica. Il sotteso conflitto del testo originale tra arte e cultura di massa è sublimato in immagine e materia. Levato il sipario, una quarta parete separa la vista dalla scena, filtro per sguardi e interpretazioni, un segno a dettare cambiamenti di registro – fra i tanti utili a mutare livello interpretativo e armonizzare toni differenti. Dimensioni immaginifiche si alternano a scene nude. Topico l’elemento naturale: bolle di sapone, spighe di grano, fumo danno profondità e spessore alla scena. L’utilizzo della voce (sgranata da microfoni) e del corpo dà forma e sostanza ai personaggi pirandelliani, assorbendo l’intera drammaturgia (frammentata con fedeltà). Ilse e Cotrone sono rispettivamente metafora del Teatro e dell’Autore, come nella stesura originale. Latini si sdoppia, si moltiplica, rimanendo corpo nudo, mimesi, carne, vocalismi. A prova del suo talento enorme e di un pizzico di autocompiacimento. Che non stride con la resa complessiva di un lavoro destinato a incidere in coscienze e sguardi. La chiave di lettura, da decifrare attraverso composizioni d’immagine e verbo, attraverso una drammaturgia dal linguaggio iconografico, è la parola dell’Io, dell’inconscio. Ne risulta un’opera ibrida, fatta di voce e corpo, anima e suono, grammatica e puro creare. Codice e poesia si fondono per destinarsi a momenti di assoluto erotismo e altri in cui lo spettatore è chiamato a un’attenzione acuta. Eccezionale la scena, a precedere il finale, con l’attore sospeso in precario equilibrio su un simbolico trampolino verso il pubblico e il sipario.