dal: 24-10-2016 al: 30-10-2016
Terminato
via Savona, 10, 20144, Milano
Tel: 02 8323126
Orari:

Lunedì-Sabato: ore 21.00
Domenica: ore 16:00

Prezzi: 10 < 21 €

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SCHEDA SPETTACOLO: FRIDA K

Stagione 2016-2017
Di Serena Nardi
Regia di Serena Nardi
Cast Sarah Collu e Serena Nardi
Una produzione Giorni Dispari Teatro
Recensione di: Arianna Lomolino Voto 2.5

Una Frida Kahlo più alterata che dolorante quella di Serena Nardi che a Teatro Libero ha debuttato con Frida K. La poliedrica figura della pittrice non è facile da sintetizzare, è infatti con un alterego che dialoga (Sarah Collu), portando così in scena gli antipodi di una stessa anima in un confronto serrato: Vita e Morte energicamente fuse, la diversità nell’unità espressa attraverso l’arte. Sono proprio i dettagli di alcuni suoi quadri più famosi, sospesi a dei fili cui Frida stessa è aggrappata, ad attivare il pretesto per raccontare e dare così dimensione al ricordo. Gli oggetti sono pochissimi, la quarta parete è delineata da pannelli che aprono la visuale del palco per frammenti; la messa in scena è interessante in tutte le sue parti e in un attento uso delle luci, peccato per la mobilità costante che infrange la significativa tensione iniziale.
Sorprende, in questo senso, la facilità di movimento che Nardi regista-attrice sceglie, mentre sappiamo che Frida preda -ma instancabile padrona- del suo stesso corpo, arrancava nei passi e nei gesti. Giustamente non manca la danza, mossa dalle musiche originali di Alessandro Cerea, come non poteva mancare Paloma negra dell’amante Chavela Vargas.
Sebbene non ci sia, forte come ci si aspetterebbe, quella sofferenza che contraddistingue figura e opera di Frida Kahlo, c’è la caparbia volontà della vita. Inevitabile, quindi, l’accenno all’amore per Diego Rivera, e all’umiliazione che ne deriva, il secondo incidente (quasi) mortale della sua vita.
Questa Frida beffarda sembra recitare se stessa, strizzando l’occhio al suo doppio, ora in abito scuro mentre lei veste di bianco, ora in abito da sera candido mentre Frida indossa un tradizionale abito rosso. Si alternano Collu e Nardi nella narrazione, una confessione per gradi, una dichiarazione d’amore, che tocca tutti i punti nevralgici di una vita, sì dissennata ma anche di profondo raccoglimento: “una vita oscena, indegna, umiliante, ma vita! la mia!”