Salvo diversa indicazione, gli orari degli spettacoli al Piccolo sono: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.
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SCHEDA SPETTACOLO: EMILIA
Emilia, del regista argentino Claudio Tolcachir. Star internazionale nel suo paese, Tolcachir ha dato vita, a Buenos Aires, a una compagnia, Timbre 4, formata da attori che, per vivere, fanno tutti altri lavori coltivando il teatro in ogni momento libero. Un appartamento è di fatto il palcoscenico dei loro spettacoli tutti incentrati sulla difficoltà dei rapporti familiari, messinscene che hanno fatto il giro del mondo e che in Italia sono state ospitate dal Piccolo di Milano, dalla Biennale veneziana e, in una antologica, dal Napoli Teatro Festival. Anche Emilia non fa eccezione e inquadra un interno familiare alle prese con la novità – e la confusione – di una nuova casa. Dal nulla compare Emilia, l’anziana tata del marito, che, sulle prime, ha l’ambiguità di una presenza fantasmatica, ma poi acquista sempre più concretezza nel rivangare ricordi e fragilità dell’uomo che sembra aver trovato un equilibrio nel rapporto con una moglie singolarmente catatonica e un figlio vivace e particolarmente amante di donne molto mature. Emilia pare lentamente decidere del destino della famigliola, opera con disarmante spietatezza all’ineluttabilità di un fato crudele e infatti, poi, da protagonista diventa spettatrice quando in scena comparirà l’uomo che è il vero padre del ragazzo venuto a reclamare i suoi affetti ora che finalmente ha raggiunto una tranquillità economica e sociale. A questo punto il dramma può compiersi e tutto può dissolversi. Emilia è rappresentato in un ring, intorno gli spettatori ad assistere a una sorta di vivisezione di anime. Ci ha molto interessato, più che emozionarci, per la singolare commistione tra implacabile, inesorabile scavo psicologico operato sui personaggi e un contesto realista. Un realismo non magico – che pure è patrimonio del paese da cui proviene – ma mutuato dai cliché delle soap opera che sembrano, culturalmente, aver preso piede. Ciò dona alla messinscena la particolarità di essere percepita come un inquieto thriller del quotidiano ma anche una distanza, uno straniamento. Esito tutt’altro che facile reso possibile anche dalla grande bravura di tutto il cast.