dal: 26-11-2015 al: 06-12-2015
Terminato
Via Filodrammatici, 1, 20121 Milano
Tel: 02 3672 7550
Orari:

lunedì/ CHIUSURA
martedì/ 21.00
mercoledì/ 19.30
giovedì/ 21.00
venerdì/ 19.30
sabato/ 21.00
domenica/ 16.00

 

Prezzi: 8 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Eigengrau

Stagione 2015-2016
Di Penelope Skinner
Regia di Bruno Fornasari e Gabriele Di Luca
Cast Federica Castellini, Massimiliano Setti, Tommaso Amadio e Valeria Barreca
Una produzione Carrozzeria Orfeo e Teatro Filodrammatici
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 3.5

Lui, Bruno Fornasari è, con Tommaso Amadio, il direttore che ha rilevato (e rilanciato) lo “storico” Teatro dei Filodrammatici. L’altro, Gabriele Di Luca, è un drammaturgo ormai affermato, anima, con Massimiliano Setti, della compagnia Carrozzeria Orfeo. Terreno d’incontro tra i due è Eigengrau di Penelope Skinner, un testo rapace, fatto apposta per esaltare le doti dei due registi, in direzione di una messinscena veloce e godibilissima, come nella migliore tradizione anglosassone.

Vediamone gli ingredienti. La location: contemporanea, la Londra dei nostri tempi. I personaggi: quattro trentenni, nei quali è facile riconoscersi, un pubblicitario in carriera e un venditore di hamburger mezzo fallito, suo compagno all’Università; una femminista arrabbiata e una spiantata che crede all’oroscopo, a suo modo spregiudicata. Gli interpreti: Tommaso Amadio e Massimiliano Setti, Valeria Barreca, con alle spalle una robusta esperienza televisiva, e Federica Castellini, artisticamente cresciuta al Piccolo; diversi per esperienza e formazione ma di innegabile, tagliente bravura. Tutto troppo facile, “commerciale”, commenterebbero a questo punto i puritani. Perché vanno bene i temi della solitudine, il deficit emozionale che ci attanaglia, va bene la cosiddetta “denuncia sociale”, ma le parole, anche quelle devono avere il giusto peso.

E poi, i personaggi: scontati, ordinari, stereotipati. Vero, tutto vero. Ma è innegabile: il cocktail funziona. Le battute filano via lisce, s’azzuffano, s’ingolfano, bene rendendo la confusione, lo squilibrio, l’affanno dei giovani d’oggi. Il cast, pure, ha una sua tenuta, i tempi morti sono azzerati, la verve scorre sotto pelle, palpabile. E la gioia di raccontare, la freschezza che una compagnia giovane ha o dovrebbe avere, quella è tutta autentica: il testo prende e acchiappa, sconvolge e diverte. E nel frattempo, anche fa riflettere. Potrà anche essere etichettato, allora, come “teatro d’evasione”, ma è fatto con gusto, passione e consumata abilità. E anche di questo abbiamo bisogno, oggi più che mai.