dal: 12-11-2019 al: 17-11-2019
Terminato
Via Ciro Menotti, 11, 20129 Milano
Tel: 02 3659 2544
Orari:

lunedì riposo
martedì, giovedì, venerdì, sabato ore 20.30
mercoledì ore 19.30
domenica ore 16.30

Prezzi: 12,50 < 25 €

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SCHEDA SPETTACOLO: donchisci@tte

Stagione 2019 -2020
Di Nunzio Caponio
Regia di Davide Iodice
Cast Alessandro Benvenuti e Stefano Fresi
Una produzione Arca Azzurra Produzioni
Recensione di: Tommaso Chimenti Voto 1.5

donchisci@tte di Nunzio Caponio liberamente ispirato a Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, in scena al Teatro Menotti dal 12 al 17 novembre

Quantomeno forzato chiamare Don Chisci@tte, con la chiocciola da 2.0 al posto della seconda “o”, questo verbosissimo testo che avrebbe dovuto, negli intenti, avere slanci di comicità, tanto da scegliere come interpreti Alessandro Benvenuti e Stefano Fresi, e che invece non è riuscito nemmeno a far riflettere sulla deriva del nostro oggi.
Asserragliati dentro un garage-eremo-rifugio, Benvenuti-Chisciotte e Fresi-Sancho, rispettivamente padre e figlio (entrambi gli attori si perdono), il primo idealista il secondo materiale, il primo sognatore perenne, l’altro concreto, aspettano la fine, attendono qualcuno (non Godot, purtroppo), presumibilmente la forza pubblica che li sgomberi, soldati che devono far rispettare le regole della nuova dittatura tecnocratica. Cervantes si sarà rivoltato nella tomba sentendo trasformare le sue parole in infinite teorie complottiste, in elucubrazioni dialettiche astruse, iperconcettuali, apocalittiche. Il meccanismo s’inceppa.

Una logorrea esistenziale contorta e aggrovigliata su se stessa, abbastanza scontata, sulla manipolazione e distorsione della realtà (le fake news) che molto somiglia a Matrix. Il testo di Nunzio Caponio diventa un distillato di slogan già sentiti, una narrazione stagnante dal ritmo zoppicante con un Chisciotte guru che insegna e spara sentenze. Dalla politica all’ambiente fino all’amore passando per i diritti e le ingiustizie del mondo, il gusto è semplicistico, conformista nel suo voler a tutti i costi essere anticonvenzionale. E anche i riferimenti simbolisti in scena sono squalificanti e riduttivi pensando al Cavaliere della Mancia: Tre Moschettieri, Tartarughe Ninja, Karate Kid, Star Wars fino a un vago sentore di Volere è potere. Va bene attualizzare i classici ma a tutto c’è un limite. Chisciotte chiede a Sancho: «Secondo te questa è una pagliacciata senza speranze?». La nostra risposta è chiara e netta. Un Cervantes violentato.