dal: 20-03-2018 al: 25-03-2018
Terminato
Via Filodrammatici, 1, 20121 Milano
Tel: 02 3672 7550
Orari:

lunedì/ CHIUSURA
martedì/ 21.00
mercoledì/ 19.30
giovedì/ 21.00
venerdì/ 19.30
sabato/ 21.00
domenica/ 16.00

 

Prezzi: 8 < 20 €

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SCHEDA SPETTACOLO: DISGRACED

Stagione 2017-2018
Di Ayad Akhtar e traduzione Jacopo Gassman
Regia di Jacopo Gassman
Cast Francesco Villano, Hossein Taheri, Lisa Galantini, Marouane Zotti e Saba Anglana
Una produzione Fondazione Luzzati/Teatro della Tosse onlus e Teatro di Roma – Teatro Nazionale
Voto 0

Jacopo Gassmann, da vero rabdomante della drammaturgia contemporanea, ha il merito di aver scoperto per primo questo copione, Disgraced, dalla scrittura forse un po’ sopravvalutata, che ha visto, quasi in contemporanea, due edizioni, una a Genova (regia di Gassmann) e una a Torino (regia di Kusej). Protagoniste due coppie della New York bene in cui si incrociano identità etniche diverse, destinate a collidere nel corso di una cena: Amir, avvocato di successo, pakistano-musulmano di nascita e statunitense per scelta; la moglie Emily, sosfiticata pittrice newyorchese, affascinata dalla cultura islamica; i loro amici, una giovane afroamericana e un brillante mercante d’arte ebreo. La situazione dell’incontro/scontro tra due coppie borghesi di coniugi intellettuali, in una circostanza di rito sociale come la cena tra amici, e il tipo di con itti che si scatenano tra loro ricordano testi europei come Le Prénom o Carnage, pur senza la stessa vena ironica o la stessa decisione iconoclasta, con l’oggettiva novità delle coppie miste e dei problemi razziali connessi. La tesi finale secondo cui il comportamento attuale e l’identità futura dell’individuo sono immutabili, geneticamente determinate dalle origini sociali e dall’educa- zione ricevuta, è materia trattata più al cinema che sul palcoscenico.

La regia di Gassmann è molto abile, dunque, a scandire i tempi, a organizzare lo spettacolo come una sinfonia tripartita (andante-vivace-grave), restituendo il testo con un iperrealismo ammirevole (la scena è un loft upper class, autentico trionfo del design contemporaneo), spinto fino ad avere in scena attori (eccellenti) e perfettamente aderenti ai personaggi: un pakistano, un ebreo, una nera, una bianca; ma non basta a mimetizzare l’andamento alquanto prevedibile del crescendo fino a un’acme più che programmata.