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SCHEDA SPETTACOLO: COMBATTENTI

Schivare i colpi, se possibile. E quando si viene messi a terra, rialzarsi a ogni costo: ecco il segreto per essere dei vincenti sul ring e nella vita. Spinto da questa convinzione un uomo di mezza età (Giorgio Branca), pubblicitario perplesso e dubitante, si avvicina a una disorganizzata palestra di pugilato. L’incontro/scontro con la direttrice, una ex campionessa poco incline alle mediazioni (Lilli Valcepina), cambierà sensibilmente la vita di entrambi.
Il drammaturgo Renato Gabrielli con Combattenti si accosta al mondo del pugilato stornando stereotipi e mitologie, raccontando le goffaggini dell’uomo più che le sue gesta sportive: le debolezze – sul palco ma non solo – possono essere più interessanti dei trionfi.
Il risultato è un testo ironico e ricco di grazia, lontano dall’immaginario eroico di Million Dollar Baby e più vicino a certa buona commedia americana. I rapidi dialoghi si inscrivono a pieno titolo nella società della comunicazione virtuale (nella vicenda hanno un ruolo chiave i socialnetwork e le visualizzazioni virali di youtube), ma il lessico riesce a non lasciarsene fagocitare. Paola Manfredi, dalla sua, costruisce la regia come un preciso meccanismo di ritmi, intenzioni e volumi, dove nulla è lasciato al caso e la naturalezza è solo apparente: sul ring della scena i due combattenti si sfidano colpo su colpo, misurando la reciproca resilienza agli urti. Come accade davanti alle storie ben raccontate si sorride e si riflette: su quanto contraddittorio e buffo sappia dimostrarsi l’essere umano, su quale meravigliosa sfida sia adattarsi e cambiare, su quanto possa essere utile, talvolta, una sconfitta. Ma Combattenti tesse anche un sottile gioco di rimandi, nascosti l’uno nell’altro come scatole cinesi: dentro i meccanismi dello sport possiamo intravedere quelli affini del teatro e, dentro entrambi, quelli misteriosi della vita.