Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30
*Sala soggetta a cambio d’orari.
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Dio è un autostoppista. Ed è pronto a far da spalla nel bilancio dell’esistenza. Bisogna solo ospitarlo nella propria auto. Come succede al cinquantenne Walter Leonardi. Che viaggerà nel tempo. Ragionando su sé stesso, sul destino bizzarro (lo è sempre) e sui percorsi che sarebbero potuti essere ma non sono stati. Una momentanea assenza di razionalità. Prima di scegliere la vita. Lavoro che lascia addosso uno strano gusto mieloso. Come fagocitato dalle sfumature pastello. Quando invece si avrebbe un’improvvisa gran voglia di ombre e di lati oscuri. Selvaggi.
Non a caso lo spettacolo è stato fra i vincitori de I Teatri del Sacro, guadagnandosi così una settimana di repliche in Sala Fassbinder, che di solito propone ben altre atmosfere. Ma tant’è. La sensazione complessiva è comunque quella di respirare la consueta onestà intellettuale di Leonardi, dritto sulla strada di un’arte ironica, ad osservare il mondo con sguardo poetico. Lieve. Ridendoci su. Cosa che andrebbe anche bene, se poi si riuscisse ad addentrarsi nel profondo. E invece si rimane sulla superficie, a causa soprattutto di una scrittura rassicurante quanto priva di sorprese: il cinquantenne in crisi che (ri)scopre sé stesso attraverso un’esperienza stramba, vagamente dickensiana. Sembra la sceneggiatura di una commedia americana Anni Ottanta. Peccato perché a tratti si ride di gusto. E il cast funziona: Alice Redini e Paola Tintinelli sono una boccata di aria fresca, ieratica la maschera di sua divinità Pirini. Scoordinata la forma scenica, quasi casuali i movimenti di palco. Si fa leva sulla parola, sulla risata. E in qualche modo se ne esce, per quanto sdolcinati. Forse affidare la direzione a uno sguardo esterno potrebbe aprire nuovi orizzonti creativi. Chissà. Nel finale la Tintinelli pare omaggiare Jean Vigo. L’Atalante. Puro amore.