dal: 02-05-2016 al: 08-05-2016
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: CARO GEORGE

Stagione 2015-2016
Di Federico Bellini
Regia di Antonio Latella
Cast Giovanni Franzoni
Una produzione Stabilemobile - Compagnia Antonio Latella
Recensione di: Tommaso Chimenti Voto 3

Parigi 1971, alla vigilia della mostra parigina che avrebbe consacrato (sacralizzato con il sangue) definitivamente Francis Bacon e la sua arte, il suo modello-amante George Dyer si uccide nella stanza d’albergo che condivideva col pittore. Bacon lo trova morto al ritorno dall’inaugurazione. Il testo di Federico Bellini è costruito come una lettera di Bacon a George (ecco il titolo Caro George), sospesa nell’attesa di quello che sarebbe accaduto in quel tempo teatrale immaginato, immaginario, forse dipinto. La distruzione dell’uno che diviene l’arte dell’altro, la sofferenza dell’uno, il lancio risolutivo dell’altro, la negazione del primo, l’esplosione del secondo.

Scarto essenziale del testo (parola più (ab)usata: schizofrenia), nato nel 2010 quando Antonio Latella era direttore del Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, inserito nel progetto dedicato ai Fondamentalismi, che prevedeva sei drammaturgie, il testo è il passaggio finale, che vede Giovanni Franzoni, attore di solida esperienza, solo in scena, compiere un transfert tra l’artista (che dovrà vivere nel successo macchiato, nella continua assenza-presenza dell’altro) e l’amico suicida. Lì rinasce la pièce, fino a quel punto forse troppo lineare, per niente scivolosa, quanto la materia richiederebbe. Il rumore di una pallina da roulette, la (s)fortuna, il caos fa da cornice, da refrain dove emergono, in pose plastiche dénudé, i volti distorti e pasticciati, urlanti e deformi di George (potremmo spingerci in un parallelo smodato con Kurt Cobain), dipinti dopo la sua morte.

Bacon è il croupier e George la pallina errabonda e instabile. Tutto è simbolo cromatico, netto, chiaro (troppo, forse): l’abito candido, i fogli rosa, il vino gettato attorno al cerchio di luce che crea una gabbia invalicabile, mancanza d’accesso, di comprensione. E in quel momento l’odore acre del vino versato fa percepire l’acido della morte, l’aceto della fine che prende la gola. Trionfo, invidia, amore e morte. Un match senza vincitori: finale di partita.