dal: 12-11-2015 al: 22-11-2015
Terminato
Via Giuseppe di Vittorio, 6, Assago Milano
Tel: 02 4885 77516
Orari:

martedì, mercoledì, giovedì, venerdì h 21
sabato e domenica h 15.30 e h 21

Calcola percorso

SCHEDA SPETTACOLO: Cabaret

Stagione 2015-2016
Di Fred Ebb, Joe Masteroff e John Kander
Regia di Saverio Marconi
Cast Altea Russo, Giampiero Ingrassia, Giulia Ottonello, Mauro Simone, Michele Renzullo e Valentina Gullace
Una produzione Compagnia Della Rancia
Recensione di: Sandro Avanzo Voto 4

Se Life is a Cabaret, old chum!, forse si potrebbe anche cantare Cabaret is Life, old chum!. Dev’essere partito da qui il regista Saverio Marconi nel dirigere per la terza volta il musical ispirato alle pagine di Addio a Berlino di Christopher Isherwood e tratto dal dramma I’m a Camera di John Van Druten. Se il primo allestimento (1993) ricordava la versione cinematografica del 1972 e il secondo (2006) ricreava gli ambienti del Kit Kat Club in chiave paratelevisiva, ora Marconi porta alle estreme conseguenze le sue intuizioni, con un finale decisamente più apocalittico e più attualmente “politico”.

Eliminata la dicotomia tra gli eventi della vita dei personaggi e il loro doppio nei numeri musicali, la regia porta tutto brechtianamente a vista nello spazio volutamente vuoto e neutro del palcoscenico. Rimane elemento cardine il tentatore Emcee di Giampiero Ingrassia (strepitoso, eccelso in I don’t care much) a governare il mondo (della vita come del cabaret), col suo «the world go around», e con la sua garanzia che «the dream that you wish will come true», se solo si mettono in atto indifferenza e insensibilità. Il nazismo incombente dello spettacolo originale si trasfigura così in metafora nera della ricetta del vivere contemporaneo e per tutti, non ultimo Emcee, sono già spalancate le porte finali degli inferi. E se nei primi anni Trenta Emcee governava le esistenze delle due coppie di protagonisti, i giovani Sally/la soubrette e Cliff/lo scrittore e quella anziana di Frau Schneider/l’affittacamere e Herr Schultz/il fruttivendolo ebreo, oggi è ancora qui a governare le esistenze di tutti noi. Un monito che coraggiosamente chiude lo spettacolo in “diminuendo” e arriva a stringere la gola del pubblico, lasciandolo impietrito, senza il riscatto di una catarsi, nessun bis e nessun medley musicale in palcoscenico.

Il rammarico è solo per il freno che impedisce di applaudire come meriterebbero i performer in scena, tutti di alta-alta-alta caratura, a partire dalla generosa e commovente Giulia Ottonello dalle variopinte note canore per arrivare a Mauro Simone che regala a Cliff, il ruolo più “tinco” della vicenda, una fragilità e un’umanità di mesta consapevolezza. Al loro fianco Altea Russo riesce magistralmente a ingrigirsi, borghese piccola piccola, mentre Michele Renzullo è il credibilissimo negoziante ebreo sospeso tra sprovvedutezza e fragilità di fronte alla violenza della Storia. Tutti costoro, insieme alla hot-girl Valentina Gullace, arrivano sul palco di Cabaret dal precedente allestimento di Marconi, Frankenstein Junior, a testimonianza di quanto sia importante la comune crescita artistica di una compagnia stabile nel tempo. Dello stesso gruppo creativo fa parte anche la coreografa Gillian Bruce che qui si riconferma come uno dei talenti più preziosi del musical nazionale: i numeri che ha creato per Money money, con i tamburelli a riprodurre il tintinnio delle monete, o per Mein Herr, tutto in verticale su instabili corde, si incidono indelebili, tra i momenti più alti della nostra scena musicale. Almeno una citazione collettiva merita il gruppo delle ragazze del Kit Kat Club, fusione unica di singoli valori. In sintesi: spettacolo da non mancare, con l’avvertimento che Marconi sacrifica al suo disegno registico gran parte dello score musicale, proposto con ampi tagli o con song ridotti e porta la durata complessiva dello spettacolo a 2 ore esatte a partire dalle oltre 3 ore della versione originale.