dal: 07-02-2017 al: 12-02-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

Calcola percorso

SCHEDA SPETTACOLO: BERSAGLIO SU MOLLY BLOOM

Stagione 2016-2017
Di Marco Isidori da James Joyce
Regia di Marco Isidori
Cast I Marcido e Maria Luisa Abate
Una produzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa
Recensione di: Laura Bevione Voto 3.5

La grande conchiglia di Bersaglio su Molly Bloom è un’alta statura che ricorda le facciate dei teatri di varietà, e la somiglianza è acuita dalle luci che ne rimarcano i margini esterni e le suddivisioni strutturali interne. Questa imponente costruzione, frutto della fertile e originalissima Daniela Dal Cin, ospita gli interpreti, tutti con un completo bianco e imprigionati da nastri altrettanto candidi alla struttura scenografica.
Al centro della scena è Maria Luisa Abate, quella che potremmo definire la Molly Bloom numero uno, mentre gli altri attori la ottorniano a mo’ di corona. Essi sono allo stesso tempo coro e interpreti singoli della parola di James Joyce. Marco Isidori – regista ma anche insolito direttore d’orchestra, impegnato a dare il tempo ai suoi attori – ha scelto infatti di manipolare e mettere in scena il monologo che occupa le pagine finali dell’Ulisse. Il flusso di coscienza generato dalla mente confusa di Molly è spezzettato e ogni singolo segmento tradotto in battuta, da affidare a un singolo ovvero all’intero gruppo.
La Abate è certo colei cui è affidato il carico maggiore di lavoro interpretativo, che si concreta nella sfida di teatralizzare la parola letteraria. Per aggiungere tale scopo i Marcido ricorrono alle armi che sono loro proprie e che sanno maneggiare con professionale disinvoltura: non solo l’impianto scenografico, ma altresì il lavoro sulla voce, sforzata alla ricerca di un’innaturalità che riconquisti al significante una perduta centralità, e, poi, la gestualità, la mimica, sempre ridondanti e sopra le righe. La cura della forma appare quasi maniacale benchè supportata dallo strenuo impegno degli interpreti. Vi è tuttavia un pericolo, che anche in questo spettacolo i Marcido rischiano di correre, vale a dire quello di trasformare senza esserne consapevoli i propri mirabolanti allestimenti in freddi esercizi di stile.