dal: 20-10-2017 al: 12-11-2017
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: ATTI OSCENI – I TRE PROCESSI DI OSCAR WILDE

Stagione 2017-2018
Di Moisés Kaufman e traduzione Lucio De Capitani
Regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
Cast Ciro Masella, Edoardo Chiabolotti, Filippo Quezel, Giovanni Franzoni, Giuseppe Lanino, Giusto Cucchiarini, Ludovico D'Agostino, Nicola Stravalaci e Riccardo Buffonini
Una produzione Teatro Dell’Elfo
Recensione di: Giuseppe Liotta Voto 0

Qual è la differenza fra un ottimo scrittore e un drammaturgo?

Il primo racconta i fatti, l’altro “scava” in quei fatti e ce li restituisce in forma “drammatica”. Moises Kaufman è un abile e lodevolissimo narratore, completo al punto da far passare per “vere” situazioni ancora molto discusse e fare diventare “cronaca” quello che è  scatto autoriale e viceversa. In questo rimbalzo continuo fra la realtà degli episodi rappresentati e la loro estensione possibile, si condensa l’intero gioco teatrale della pièce Atti Osceni , ma soprattutto l’intelligente regia a quattro mani di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia e la lesta e centrata traduzione di Lucio De Capitani. Al centro della scena e dell’intreccio giudiziario (come in Testimone d’accusa di Agatha Christie) c’è l’aula di un tribunale inglese dove Oscar Wilde, da accusatore per calunnia del Marchese di Queensberry, diviene accusato, e infine giudicato colpevole di atti osceni e sodomia. Inquisiti e inquisitori, giudici e avvocati, testimoni e “narratori” interni ed esterni al dibattimento sostengono le loro ragioni in maniera spavalda e provocatoria, a sostegno delle due opposte tesi a confronto: garantire la libertà dell’individuo (in questo caso dell’artista) a compiere gli atti che la sua natura comanda o, al contrario, dare dei limiti a questa libertà quando va oltre il comune sentire di una civile convivenza.

Le parole, le frasi, i discorsi che vengono pronunciati da tutti gli attori sono di altissimo livello concettuale, ripresi in massima parte dai documenti non solo processuali dell’epoca. Entrano nelle pieghe intime e segrete dei soggetti in azione che, a seconda delle necessità dibattimentali, usano il fioretto o la spada, creando un’efficace e persuasiva tensione verbale che tiene sempre viva l’attenzione dello spettatore attraverso la logica ferrea delle diverse arringhe, o il riconoscimento delle celebri battute di Wilde o dei suoi micidiali aforismi. Bravissimi gli interpreti in un cast esclusivamente maschile, tutti impiegati in più ruoli, fatta eccezione per Giovanni Franzoni che è un superbo e dolente Oscar Wilde, dall’inizio alla fine.