dal: 24-01-2017 al: 29-01-2017
Terminato
Corso Magenta, 24, 20123, Milano
Tel: 02 8645 4546
Orari:

(salvo diversa indicazione)
Sala Teatro Litta
lunedì riposo
martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato ore 20:30
domenica ore 16:30

 

Prezzi: 10 < 21 €

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SCHEDA SPETTACOLO: AMLETO + DIE FORTINBRASMASCHINE

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Stagione 2016-2017
Di Barbara Weigel e Roberto Latini
Regia di Roberto Latini
Cast Roberto Latini
Una produzione Fortebraccio Teatro
Recensione di: Diego Vincenti Voto 3

Immersi nel Novecento. Dalla testa ai piedi. Soprattutto la testa, notoriamente ingombrante come canta Giovanni Truppi. Quasi un omaggio al Secolo Breve il nuovo assolo di Roberto Latini, stratificazione di riscritture che perde in locandina il suo riferimento principale: Die Hamletmaschine di Heiner Müller, trionfo postmoderno di fine Anni Settanta. Nove paginette striminzite che si leggono nel tempo di una tazza di tè. Altra cosa capirle. Libera ispirazione quella di Latini e Barbara Weigel. Ma con il medesimo obiettivo: travalicare il classico, assorbire il mito per lasciarsi condurre al contemporaneo. Tensione che emerge fin dalla manipolazione del titolo, gioco con sé stessi ma anche focus su quel Fortebraccio che compare solo alla morte del principe. A sipario (quasi) chiuso. Oltre Amleto dunque. In un impianto scenico immaginifico, che accoglie un Latini trasformista, fra cerchi di luce e trapezi sospesi. Carisma e seduzione. Come sempre. E poi quella voce che fa già il 50% dello spettacolo, alla Carmelo Bene of course (qui anche citato). Müller rimane come guida e struttura. Il resto è una drammaturgia che si apre alla qualunque: Marilyn, il teatro Kabuki, Blade Runner, Shakespeare, la Molly di Joyce. Momento questo fra i più struggenti. E forse il più indicativo di un percorso di ricerca che possied il fascino emblematico di un’epoca. Percorso imperfetto. Accidentato. C’è un tale accumulo che troppo spesso si rischia di scivolare. E perdersi. Eppure assistendo a questo personalissimo trip, emerge forte la sensazione che solo così ci si possa oggi avvicinare a un classico. Rileggerlo. Solo così si possano trovare nuove forme e sensi. Qui amplificati da una prova d’attore assoluta. Un Latini vecchio stile. Old school. Che sembra rimandare a certi suoi lavori di una dozzina d’anni fa. Un Latini rockstar, più attrice che attore (come titolava una monografia a lui dedicata), autoriale all’esasperazione, visionario. Capace di incarnare un’inquietudine che nasce generazionale. Ma si spinge lungo gli angoli bui del Novecento.