dal: 09-01-2015 al: 18-01-2015
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Amadeus

Stagione 2014-2015
Di Peter Schaffer
Regia di Alberto Giusta
Cast Aldo Ottobrino e Tullio Solenghi
Una produzione Compagnia Gank e Teatro Stabile Di Genova
Recensione di: Laura Santini Voto 3

Su una scena che si scompone in quadri emblematici immaginazione e ricordo generano una libera lettura tragica della vera storia, umana e professionale, che vide protagonisti Mozart (Aldo Ottobrino) e Antonio Salieri (Tullio Solenghi). Nato in risposta al forte fascino delle lettere di Mozart e del suo genio musicale, Amadeus di Peter Shaffer strizza l’occhio anche ai drammi storici shakespeariani. Stupore, ammirazione, invidia verso un uomo bambino dalle doti musicali inverosimili (personaggio non facile che Ottobrino cerca di contenere non negandone gli eccessi) sono i motivi su cui affonda la vicenda, filtrata dall’ottica di Salieri, più raccontata che agita anche nella versione di Alberto Giusta.

Costruita a ritroso, è questa una lettura al microscopio della creatura incomprensibile che fu Mozart agli occhi di Salieri: costretto a subire il successo del genio oltre la sua morte. Contorcendosi tra livore e rimorso, in scena come nella vita, in preda a una senilità incalzante, Salieri dichiara la sua colpevolezza verso la morte di Mozart. Episodio da cui Amadeus di Shaffer prende spunto, ma di cui gli storici negano la fondatezza.

Doppio dunque il Salieri interpretato da Tullio Solenghi: da un lato, più sfaccettato nei toni, il maestro di corte presso Giuseppe II imperatore d’Austria, un uomo maturo, avezzo al potere e al prestigio, teso a raggiungere l’apice della carriera come compositore e musicista. D’altra parte, una figura spogliata delle ambizioni, ormai chiusa in un mondo svanito, affiancata solo dal fidato servitore Venticello – ruolo che viene reso complesso dall’interpretazione di Elisabetta Mazzullo, ora crudele come uno Iago, ora più simile a un servo goldoniano, ora ambiguo come il Clov di Finale di partita. Se la regia di Alberto Giusta si accorda al testo senza osare oltre, specie nel lasciar più spazio ai brani musicali o scorciando un secondo atto decisamente meno efficace, la scenografia di Laura Benzi incarna e agisce il meccanismo narrativo: da ambiente segnato dal tempo, muta costume quasi fosse un personaggio e si fa contenitore fitto di varchi nascosti dentro cui si celano dolorosi strati di coscienza che, sfogliandosi, rivelano ancor viva vergogna, rabbia, patti faustiani e sconfitte.