dal: 11-02-2015 al: 22-02-2015
Terminato
Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
Tel: 02 599951

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SCHEDA SPETTACOLO: Alla Meta

Stagione 2014-2015
Di Thomas Bernhard
Regia di Walter Pagliaro
Cast Diego Florio, Micaela Esdra e Rita Abela
Una produzione Associazione Culturale Gianni Santuccio
Recensione di: Giuseppe Montemagno Voto 3.5

«È come nei vecchi romanzi, quando si partiva con tanti bagagli». E di valige spalancate è infatti ingombra la minuscola scena di Alla meta, fauci pronte a inghiottire gli abiti che una figlia, docile e fin troppo remissiva, piega meticolosamente e ripone, in vista dell’imminente partenza per le vacanze estive.

Sprofondata in una bergère, la madre la tiranneggia, mentre espone una visione del mondo fondata su dicotomie insanabili: tra chi prende il caffè e chi preferisce il tè, chi lavora in fonderia, come faceva il defunto marito, e chi non vede l’ora di raggiungere la casa al mare, come lei; perfino tra un figlio nato vecchio, morto prematuramente, e una figlia vagamente ritardata, appassionata di teatro. Proprio il teatro, da generazioni, è il protagonista di queste vite negate: e non solo perché la madre discende da una famiglia circense, ma soprattutto perché un drammaturgo, applaudito nel corso dell’ultimo spettacolo in abbonamento, le accompagnerà in vacanza a Katwijk, sulle sponde del Mare del Nord. Il clima di attesa si stempera, nella seconda parte, quando la madre, autentico domatore e carnefice, scoprirà di poter disporre non solo di una figlia che le fa da spalla, ma anche di uno scrittore incapace di rispondere alla sua funzione sociale, emblema del disagio esistenziale dell’intellettuale di fronte alle contraddizioni della contemporaneità.

Tornato sulle scene sedici anni dopo la memorabile edizione firmata da Cesare Lievi, il dramma di Bernhard trova nella rigorosa regia di Walter Pagliaro un interprete magistrale, mettendo in scena uno scrittore (Diego Florio) chiuso in un solipsismo estraneo non solo alle aspettative della figlia (una Rita Abela perfettamente calata nella parte), ma soprattutto al profluvio verbale, all’ipertrofica vertigine di parole della madre, ruolo in cui giganteggia Micaela Esdra. Deformata in un triangolo espressionista, calcinata e perfida più di Crudelia De Mon, sarà proprio lei a svelare il senso ultimo del viaggio, quando caverà da un baule il vestito da clown di famiglia per officiare il rito dell’esibizione assoluta, essenza stessa del teatro: raggelato in una smorfia contratta, nell’ultima scena prima del nulla.