La Recensione dello spettacolo Scarabocchi uno spettacolo di Teatro Rebis ispirato alle vignette di maicol&mirco, per la drammaturgia e regia di Andrea Fazzini.

Teatro Rebis e maicol&mirco
SCARABOCCHI
da maicol&mirco
drammaturgia e regia Andrea Fazzini
con Meri Bracalente, Sergio Licatalosi, Fernando Micucci
scenografie Cifone
musiche Maestro MAT64

Maggio 2017. La Santeria Social Club ospita la prima replica milanese di Scarabocchi, uno spettacolo di Teatro Rebis, tratto dai fumetti di maicol&mirco, conosciutissimi non solo sul web.

foto di Agnese Turchi

Un silenzio imbarazzante prima dell’esplosione di un teatro che sembra quasi richiamare quello di figura. Orecchie fini avranno tutto il tempo di scandalizzarsi, quelle abituate al turpe umano si spenderanno perfino in risate poco eleganti, ma c’è da dire che ormai la bestemmia va di moda, ci saranno orecchie che aspetteranno di sentire il resto senza giudicare.
Ma veniamo al sodo, perché Scarabocchi non è uno spettacolo scontato. La laconica penna di maicol&mirco trova una sua forma drammaturgica in un testo asciutto e affilato. Andrea Fazzini, autore e regista, pensa uno spazio triangolare: lui, lei e, al vertice, un angelo caduto, più banalmente, umano.
Esilarante e riuscita è l’interpretazione di Fernando Micucci, incalza e provoca con la verve del satiro, sfoderando un campionario da cinico incallito. Bravo Sergio Licatosi, nella sua freddezza altera; ottima prova d’attrice quella di Meri Bracalente, a cui viene affidata la parte più sfaccettata e lucidamente instabile, ma anche la più emotivamente sincera.

Figure, scarabocchi, appunto. Non servono troppi orpelli, parola scritta che diventa, grazie all’azione teatrale di Teatro Rebis, parola scenica, provocatoria sì, ma non priva di un certo garbo. Scarabocchi, quindi, satira emotiva, übernichilismo, pure 2.0… una comunissima, quotidiana tragedia, sulla quale poter ironizzare nell’ottica di un’economia, più sostenibile che eco, della sopravvivenza.
Teatro Rebis propone una lettura verticale delle vignette di maicol&mirco, ponendo la satira – e la loro satira – come positivo strumento di conoscenza.

Comunque vada moriremo. Tanto vale farsi una risata. Fine.

Arianna Lomolino