Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30
*Sala soggetta a cambio d’orari.
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SCHEDA SPETTACOLO: DEMONI
C’è una complicità tra Frédérique Loliée e Marcial Di Fonzo Bo, interprete e regista di Demoni di Lars Norén. Si tratta di una complicità di corpi, di movimenti, di stile recitativo mentre entrambi gli interpreti si provano con il loro italiano incerto, duro. Loliée e Di Fonzo Bo sono la coppia matura senza figli (Katerina e Franco), quella giovane con due bimbi piccoli è interpretata da Michele De Paola e Melania Genna – attori diplomati allo Stabile di Genova. Mentre Katarina e Franco si somigliano molto e si consumano l’un l’altro portandosi all’esasperazione con gesti, parole, persino sguardi, salvo poi tornare ossessivamente al gioco sensuale ed erotico come unica fonte di piacere, gli altri due sembrano frutto di uno scherzo del destino che attrae talvolta poli opposti: tanto è curiosa e ciarliera lei (Gemma), quanto apatico e laconico lui (Tommaso). La regia rispetta e rompe l’unità di tempo e luogo del testo: tutto si svolge in un appartamento di cui, grazie a un girevole, vediamo varie stanze; tutto si svolge in una sera, ma l’andirivieni dei personaggi e, di nuovo, l’espediente scenico ce li propongono in spazi che sembrano mutevoli, come mutevoli, capricciosi sono gli umori dei padroni di casa e cangianti le relazioni che nella serata i quattro intrecciano. Verità sfacciata e crudeltà falsamente trattenuta sono gli strumenti per un reciproco ferirsi e stanarsi sia nella coppia che tra coppie. Un disperato bisogno d’amore e di essere riconosciuti nella propria identità intima legittima ogni “demone” in quanto vittima. Più verboso di Pinter, più esplicito nella schermaglia tra maschile e femminile, tra chi domina e chi è dominato, Norén è un pessimista più concreto e più banalmente umano. I suoi personaggi più volgarmente conflittuali. Di Fonzo Bo, dimostra uno stile coerente, non scontato e conduce il cast puntando sulle abilità di ognuno. Solo, viene da chiedersi, se c’era davvero bisogno di una produzione internazionale intorno a un testo come questo che, chiusi in una stanza-laboratorio due stereotipi di coppia contemporanea, per l’ennesima volta racconta dell’incapacità di comunicare all’interno di un rapporto amoroso.