dal: 08-05-2019 al: 12-05-2019
Terminato
Via Tertulliano, 68, Milano
Tel: 02 4947 2369
Orari:

Da mercoledì a sabato ore 21.
Domenica ore 16.30 (maggio e giugno ore 20.30)

Prezzi: 10 < 16 €

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SCHEDA SPETTACOLO: Va tutto bene

Stagione 2018 -2019
Di Compagnia Oyes
Regia di Stefano Cordella
Cast Dario Merlini, Fabio Zulli, Paolo Tintinelli, Umberto Terruso e Vanessa Korn
Una produzione Compagnia Òyes
Recensione di: Diego Vincenti Voto 2.5

Si ride (e parecchio) con Va tutto bene, commediola tutta virata verso il grottesco. Che, si sa, di solito è chiave che stanca veloce veloce. Non in questo caso, grazie a una comicità ispirata, che aiuta a tener alti ritmo e attenzione. Intorno alle vicende di una scalcagnata famiglia: lui è fuggito in un paradiso tropicale con una biondina che potrebbe essere sua figlia; la moglie si è autoreclusa nel tinello ad alimentare una pericolosa teledipendenza; il figliolo Attilio cerca di barcamenarsi fra l’amico Edo e la volontà di fuga (e di sesso). Quando il padre muore, le tessere scombinate vanno miracolosamente a posto. Anche perché quell’angelo di biondina decide di vestire i panni di una sorta di Miss Wolf, la “risolviproblemi”.
Lavoro brillante, che segna un deciso passo avanti per la giovane compagnia nata intorno al Filodrammatici. Non si parla di ricerca raffinata, anzi. Ma di un sano indie-pop in crescita, forte di un buon cast. Curiosa la scelta della drammaturgia collettiva che, quando si stacca un attimo da maschere e battute, si scopre anche in grado di emozionare. Ma è come se non ci credesse del tutto. Come se le gambe tremassero e ci si ritrovasse col braccino del tennista.
Così si spiega una regia un po’ anonima, che giusto si nota per il gioco con la platea e alcune semplici (ma funzionali) soluzioni. Così si spiega quella chiave grottesca di cui si diceva, grammatica un po’ facile che ricorda gli ultimi Carrozzeria Orfeo: ma un po’ meno smaliziata, un po’ meno consapevole. Ci sarà tempo. Riflessione a parte (e urgente) merita invece l’impianto scenico: quel gusto oratoriale da filodrammatica di provincia fa male agli occhi. E svilisce una sostanza che, pur senza toccare vette altissime, meriterebbe forme più belline.