dal: 14-11-2017 al: 15-11-2017
Terminato
Viale Emilio Alemagna, 6, 20121 Milano
Tel: 02 72434258
Orari:

giovedì-mercoledì-venerdì-sabato ore 20:00

domenica ore 16:00

Prezzi: € 22-11 + prevendita €

Calcola percorso

SCHEDA SPETTACOLO: SYLPHIDARIUM. MARIA TAGLIONI ON THE GROUND

Stagione 2017-2018
Di Angelo Pedroni e Francesca Pennini
Regia di e coreografia di Francesca Pennini
Cast Angelo Pedroni, Carmine Parise, Carolina Fanti, Francesca Pennini, Margherita Elliot, Simone Arganini, Stefano Sardi e Vilma Trevisan
Una produzione CollettivO CineticO - Ferrara, LE VIE DEI FESTIVAL - ROMA, TORINODANZA FESTIVAL - TORINO e VIE FESTIVAL - MODENA
Recensione di: Laura Bevione Voto 3

La Sylphide di Filippo Taglioni fu, nel 1832, il primo spettacolo interamente danzato sulle punte e con le danzatrici in candido tutù.

Sylphidarium. Maria Taglioni on the ground è una sorta di matrice del balletto classico a partire della quale Francesca Pennini e i suoi sette bravissimi danzatori-complici realizzano una vorticosa ricognizione delle trasformazioni intervenute nella concezione della danza in quasi due secoli. Un concentrato e ragionato discorso sulla fisicità e sul simbolismo del corpo del ballerino articolato in sintagmi a volte brevissimi, fermi immagine, azioni simultanee, tenuti insieme dall’esile trama della leggenda della Silfide, eterea creatura amata da James che, per lei, rinuncia alla promessa Effie. E, poiché James è scozzese, ecco un moltiplicarsi di colorati kilt, usati anche come austeri mantelli, e poi tutine di lattice nero, pigiami, biancheria intima, cappelli alla David Crocket, zaini capienti che trasformano la ballerina in un palombaro, nudità sbarazzine e argentee tenute sportive.

Un susseguirsi multicolore di stilemi debitamente decostruiti e re-interpretati – l’iniziale sfilata dei protagonisti tramutati in improvvisati ma convincenti mannequins; il duetto romantico danzato, non sulle punte, bensì indossando ai piedi guantoni da boxe; l’assolo della Silfide.

Il genio lucidamente folle della Pennini non utilizza il balletto di Taglioni quale semplice pretesto, bensì ne smonta minuziosamente la drammaturgia e, altrettanto scrupolosamente, ne ricostruisce – con sguardo acuto e schiettamente critico – convenzioni, stilemi, concezione dell’arte e del mondo. Al centro della densissima e ognora cangiante coreografia – completata dalle musiche, anch’esse felicemente eterogenee di Francesco Antonini, che mescola Chopin all’elettronica – il corpo del ballerino e la sua forza muscolare, indispensabile anche all’apparentemente impalpabile leggerezza della Silfide. Ecco le scapole che divengono quasi ali, gli alluci nello sforzo di stare sulle punte, senza scarpette. E, nel buio della sala, il suono sordo dei piedi sulle assi del palcoscenico e il respiro affannato dell’ultima, instancabile danzatrice.