dal: 15-10-2017 al: 15-10-2017
Terminato
Piazza Cesare Beccaria, 8 - 20122 Milano
Tel: Tel. 02 36590120 - Biglietteria: 02.45388221
Orari:

Orari prossime aperture biglietteria:

7-8-11-12 settembre dalle 16:00 alle 19:00
13-14-15-16 settembre dalle 17:00 alle 20:00
17 settembre dalle 13:00 alle 16:00

indirizzo mail: biglietteria@teatrogerolamo.it

 

Prezzi: 7 - 40 €

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SCHEDA SPETTACOLO: SANDOKAN O LA FINE DELL’AVVENTURA

Stagione 2017-2018
Di Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano e Liberamente tratto da “Le Tigri di Mompracem” di Emilio Salgari
Cast Enzo Illiano, Gabriele Carli, Giovanni Guerrieri, Giulia Gallo e Giulia Solano
Una produzione con il sostegno della Regione Toscana, I Sacchi di Sabbia/Compagnia Sandro Lombardi e in collaborazione con: Teatro Sant’Andrea -La Città del Teatro - Armunia Festival Costa degli Etruschi
Voto 3

Dal 13 al 15 ottobre la compagnia SACCHI DI SABBIA arriva al Teatro Gerolamo e porta
in scena quattro spettacoli in tre giorni (I 4 moschettieri in America, Abram e Isaac- sacra rappresentazione in cartoon, Dialoghi degli Dei e Sandokan o la fine dell’avventura) più una mostra dal titolo SSSHHH… I Pop-Up teatrali de I Sacchi di Sabbia.

Il quarto ed ultimo spettacolo in scena è Sandokan o la Fine dell’Avventura

Ci sono quattro amici attorno a un tavolo, una ragazza e tre uomini, e ci sono tutti gli ingredienti per fare un minestrone in compagnia: patate, zucchine, cipolle, carote, pomodori. Eppure non si dibatte su quante prese di sale gettare, ma dell’isola di Labuan e della bella Marianna, che attende senza saperlo l’arrivo di Sandokan, la Tigre della Malesia. I quattro sono i pisani Sacchi di Sabbia, e Sandokan è il nuovo lavoro che ha debuttato al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari.

In una scena spoglia, la scommessa si risolve in una domanda, già da se esilarante: può un pomodoro trasfigurarsi nella donna amata da Sandokan, causa delle sue peripezie? Può, eccome. Eccoci dunque ai preparativi per la battaglia, con i tigrotti fedeli compagni interpretati da patate con gambe di stuzzicadenti, allineate sul tavolo prima dell’assalto; ecco la festa in casa del padre di Marianna, in cui i quattro discutono sgranocchiando sedani, prima di lanciarsi nella nota battuta alla tigre nascondendosi dietro una «fitta vegetazione » (una foglia di cavolo per ciascuno); arriviamo infine, dopo il matrimonio fra la bella e Sandokan, allo scioglimento tragico di un’epica da minestrone: Marianna è colpita, e il pomodoro rimane schiacciato in una mano.

I Sacchi di Sabbia utilizzano parole come “quotidiano” ed “evasione” con disinvoltura apparente, portandoci in realtà a sostare sempre nel raffinatissimo limite di un doppio racconto: da un lato la saga salgariana, che ripercorre il romanzo e lo sceneggiato per la tv diretto da Sergio Sollima nel 1976, dall’altro l’irresistibile e continua invenzione comica, una sorta di iperbole della sottrazione in cui uno spicchio d’aglio è un soldato inglese catturato e le torture arrivano con lo spremiaglio alzato al cielo.

Una furiosa battaglia navale sta tutta dentro una ciotola per insalata colma d’acqua, con residui vegetali galleggianti e pezzi di carote sputati come dardi. Cento e oltre anni dopo Emilio Salgari, Sandokan dei Sacchi di Sabbia ci ricorda che evadere significa credere nell’immaginazione per restituirle un valore, attraverso nuove e impensate immagini in fuga dal consumo dei nostri anni.

Lorenzo Donati