dal: 08-02-2018 al: 10-02-2018
Terminato
Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Tel: 02 0066 0606
Orari:

Sala Shakespeare: MAR-SAB: 20:30 / DOM: 16:30
Sala Fassbinder*: MAR-SAB: 21:00 / DOM: 16:00
Sala Bausch: MAR-SAB: 19:30 / DOM: 15:30

*Sala soggetta a cambio d’orari.

 

 

Prezzi: 13,50 < 33 €

Calcola percorso

SCHEDA SPETTACOLO: ORFEO ED EURIDICE

Stagione 2017-2018
Di César Brie
Regia di César Brie
Cast Giacomo Ferraù e Giulia Viana
Una produzione Eco di fondo/Teatro Presente
Recensione di: Laura Bevione Voto 3.5

Il mito nacque per accettare in maniera fatalistica quanto sfuggiva alla comprensione e alle forze dell’umanità, in primis, della morte. Un modo per non essere vinti dall’angoscia che oggi, tuttavia, in molti casi corrisponde alla mancata assunzione di una responsabilità. Così lo spettacolo, messo in scena dalla giovane compagnia Eco di Fondo e creato insieme a César Brie, ricorre alla mitica vicenda di Orfeo ed Euridice per trattare una tematica che, in verità, la politica potrebbe – e dovrebbe – affrontare e tentare di risolvere.

Il tema è quello dell’accanimento terapeutico e del diritto all’eutanasia: la placida esistenza di una giovane coppia è sconvolta dal gravissimo incidente automobilistico che riduce lei a un vegetale, imprigionata in un letto d’ospedale senza alcuna realistica possibilità di riacquistare coscienza e sensibilità. Così Giulia si trasforma in Euridice e diventa una sorta di marionetta, variamente manipolata da medici troppo rigidi e fisioterapisti distratti. Mentre Giacomo veste i panni di moderno Orfeo, soltanto che, anziché rapirla dall’Ade, lui vorrebbe che la sua amata moglie potesse finalmente smettere di vivere artificialmente e conquistare, con la morte, la pace. La vicenda esemplare di Giulia/Euridice e Giacomo/Orfeo si svolge stringente e piana come una parabola: dalla felicità alla disperazione, al “diritto” a interrompere la propria non-vita, fino al sereno viaggio nell’aldilà, accompagnata da un Caronte con accento siciliano.

Il testo e la regia di Brie peccano, dunque, di un certo didascalismo e producono uno spettacolo a tesi. Certo molte soluzioni sceniche sono poetiche e coinvolgenti – la striscia in tessuto che attraversa in diagonale il palcoscenico e che suggerisce i vari spazi; i vestiti utilizzati per indicare umori e cambiamenti temporali; i movimenti rallentati e anti-naturalistici – i due giovani interpreti sono spontanei e generosi e lo spettacolo rifugge qualsivoglia velleitarismo. Eppure l’onestà e il valore artistico del lavoro non ne annullano la natura didattica e il parallelo con il mito sottrae alle proprie responsabilità decisionali e legislative chi di eutanasia e fine vita si dovrebbe occupare.