Lunedì: riposo
Mercoledì, giovedì, sabato: ore 20.30
martedì e venerdì: ore 19:30
Domenica: ore 16.00
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L’aveva già affrontato una decina di anni fa, ma il Misura per Misura di Jurij Ferrini non è una semplice riedizione bensì uno spettacolo completamente nuovo, in cui la volontà di sottolineare le ambiguità, le doppiezze e i cinici pragmatismi si unisce al desiderio di far apprezzare a un vasto pubblico l’irraggiugibile grandezza del vecchio Will. Una sordida vicenda di ricatti e peccati venali condannati quali mortali mentre questi ultimi vengono impunemente commessi proprio da coloro che della morale si ergono a inflessibili censori. Una trama che lascia poco spazio alla speranza e alla giustizia, come testimonia la conclusione solo parzialmente “lieta”. Ferrini, pur inserendo a tratti qualche facile ammiccamento – taverna- Tavernello – nel suo adattamento della bella traduzione di Garboli, è abile nel mantenere l’opacità di eventi e personaggi, sorretto da una valida compagine di attori, fra i quali meritano una segnalazione almeno Matteo Alì – un Angelo allo stesso tempo viscidamente subdolo e freddamente cinico, senza mai cadere però nella piatta “figurina” del cattivo – e Angelo Tronca, un Lucio simpaticamente ma spietatamente gaglioffo. Ma, dicevamo, l’intera compagnia – a eccezione, ahinoi, della Isabella di Rebecca Rossetti, davvero di scarso spessore – regala interpretazioni di vaglia, capaci di sottolineare e rinverdire il dettato shakespeariano, esaltandone i significati latenti e assecondando così l’impianto registico. Regia e recitazione sono i punti di forza di uno spettacolo che, indebolito da una scenografia incongrua – lo spaccato di una strada di periferia, muri grigi ricoperti di scritte – riesce nondimeno a restituire con efficacia il desolato ritratto di una società in cui neanche la luce che contorna il più giusto – il Duca, cui Ferrini dona scontrosa e autoritaria bonarietà – appare esente da ombre.