dal: 15-11-2017 al: 16-11-2017
Terminato
Piazza Cesare Beccaria, 8 - 20122 Milano
Tel: Tel. 02 36590120 - Biglietteria: 02.45388221
Orari:

Orari prossime aperture biglietteria:

7-8-11-12 settembre dalle 16:00 alle 19:00
13-14-15-16 settembre dalle 17:00 alle 20:00
17 settembre dalle 13:00 alle 16:00

indirizzo mail: biglietteria@teatrogerolamo.it

 

Prezzi: 7 - 40 €

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SCHEDA SPETTACOLO: MATER STRANGOSCIÁS

Stagione 2017-2018
Di Giovanni Testori
Regia di Gigi Dall'Aglio
Cast Arianna Scommegna
Una produzione ATIR Teatro Ringhiera
Recensione di: Roberto Rizzente Voto 3.5

È stanco e già segnato dalla malattia Giovanni Testori quando mette mano al suo ultimo testo, i Tre lai. In questa teoria di monologhi – Cleopatràs, Erodiàs e Mater Strangosciàs – egli condensa il pensiero di una vita, attualizzando al presente le lamentazioni medievali. Non è facile affrontare una materia tanto complessa: il rischio di ripiegare sui binari triti dell’invettiva, assecondando un certo gusto predicatorio che pare oggi essere tornato di moda, è dietro l’angolo. Senza contare, poi, il problema della lingua, così dura e refrattaria, piena di francesismi, latinismi, dialettismi.

Mirabile ci appare, allora, la prova di Gigi Dall’Aglio, che, in questa Mater Strangosciàs riesce nella difficile impresa di scandagliare tutto l’ampio ventaglio dei temi testoriani – lo sgomento dinanzi alla morte, il mistero, lo scandalo e il significato del sacrificio cristiano – senza cedere in nulla alle ragioni del personaggio. Che ne esce, anzi, arricchito, grazie anche alla maiuscola prova di Arianna Scommegna: la sua Mater Strangosciàs è un’eroina a tutto campo, donna, prima che madre, una massaia brianzola, umile, tenera, remissiva, dolce e passionale insieme, che d’un tratto scopre i limiti dell’esistenza umana.

È brava la Scommegna, a seguirne le accensioni, i silenzi, gli umani abbandoni, gettando un ponte ideale con l’altro monologo, Cleopatràs, e rilanciando la sfida di un amore assoluto, che si nega alla morte e cerca, disperato, il suo appagamento. Il resto lo fa la scena: pochi oggetti, utili a contestualizzare l’azione, la fisarmonica di Giulia Bertasi, una caldaia, un tavolo, una sedia a dondolo, un pane, con impresso – novella Veronica – il Volto del Figlio. Segni umili, dimessi, che ci parlano, con prosaica icasticità, di una realtà quotidiana. E che rendono questa madre tanto più vicina a noi. Come sognava Testori.